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MONS. NICOLA GENTILE, LO PIANGONO LE COMUNITÀ DI CELENZA E DI SELVA DI ALTINO
Lo storico Costantino Felice, nel comunicarmi la notizia della morte di mons. Nicola Gentile, mi ha detto, tradendo anche dalla voce una certa emozione: «Se ne va un pezzo di noi!». I cinquantaquattro anni di permanenza di mons. Nicola Gentile a Celenza sul Trigno alla guida della parrocchia hanno visto scorrere un numero di generazioni che è impossibile contare. Sono tanti gli anni durante i quali ha accompagnato amorevolmente tutti. Da subito si è messo a disposizione di alcuni ragazzi per offrire loro l'opportunità di conseguire da privatisti la licenza media. Quei ragazzi, Costantino Aquilano, Michele Felice, Umberto Gentile, Antonio Venosini sono diventati professionisti e alcuni oggi sono nonni.
Il paese, dopo la morte di don Enrico De Aloysio avvenuta il 27 aprile del 1958, e un breve interregno parrocchiale di don Michele D'Andrea, ha accolto alla guida della parrocchia don Nicola Gentile, di 28 anni, nominato da Sua Eccellenza il Vescovo mons. Pio Augusto Crivellari. Era il 30 settembre 1958 quando don Nicola Gentile ha preso possesso della parrocchia.
Giovane entusiasta ha preso subito per mano il paese rivelando energia e dinamismo e coinvolgendo subito i giovani. Nacque il primo gruppo di azione cattolica, del quale fui presidente, e cominciò una intesa su alcuni obiettivi allora importanti e che furono una novità: la sede individuata nella ex chiesa di Santa Lucia non riconsacrata dove si svolsero varie attività che crearono forme di aggregazione sociale quale modo migliore per evangelizzare.
Sapeva muoversi, sapeva cercare aiuti e collaborazione (chiedete e vi sarà dato) ed ha conseguito importanti successi nel campo del patrimonio ecclesiastico: la costruzione della casa del giovane, della casa canonica e della Grotta della Madonna di Lourdes, per la quale hanno contribuito e partecipato numerosi volontari, la ristrutturazione della Chiesa di Santa Maria Assunta e del Santuario di San Donato. Ha sempre collaborato con l'amministrazione comunale.
Ha ottenuto, dal 15 dicembre 1959, da don Vittorio Cordisco di Montefalcone nel Sannio, la presenza delle Sorelle Francescane della Carità che hanno svolto una collaborazione preziosissima a servizio della comunità: scuola dell'infanzia, catechismo, accoglienza di tutti i bisognosi, organizzazione di tutte le manifestazioni e attività che richiede una chiesa operosa.
Ha lasciato molta libertà al comitato feste preposto all'organizzazione delle festività in onore del patrono san Donato, ma tenendo fermo l'aspetto religioso della festa e ottenendo, anche per la sensibilità dei membri del comitato, di utilizzare i fondi avanzanti per riparazioni alle chiese e acquisto di arredamenti ed attrezzature.
In cinquantaquattro anni il paese è cambiato; diminuito nel numero degli abitanti, ma cresciuto come estensione e fornito di migliori servizi e arredi e cresciuto culturalmente, economicamente, e si è distinto nella vivacità politica e attività socio ricreative e culturali.
È cambiato anche don Nicola, ma è rimasto il punto di riferimento costante. Le omelie una volta "prediche" sono diventate sempre più brevi, dotte e suadenti. E negli incontri privati, raccontano in tanti, ha dimostrato di saper comprendere, incoraggiare e dare speranza. Una raccomandazione era immancabile: la preghiera.
Il 28 settembre 2008 il popolo celenzano, in occasione dei cinquanta anni di permanenza, in segno di gratitudine e di amore, gli ha organizzato una bella festa.
Nel 2012, cessato il ruolo di parroco, si è trasferito a Selva di Altino, presso la nipote Antonietta Gentile. I celenzani non si sono dimenticati; in occasioni importanti come il sessantesimo anno di sacerdozio e vari compleanni lo hanno raggiunto per condividere la sua gioia. In quella cittadina è stato apprezzato e amato. Molto stimato dal parroco don Giuseppe che gli è infinitamente grato per la collaborazione preziosa. Commovente e significativo il saluto su fb del sindaco Vincenzo Muratelli, interprete dei sentimenti dei suoi cittadini, che definisce don Nicola «un raggio di sole che ha dato luce e calore a tutti.» Chiunque lo ha conosciuto gli ha voluto bene.
Che avesse il carisma del sacerdote attento, premuroso e puntuale era palese a tutti; lo si coglieva immediatamente dal suo portamento e dal suo parlare. Dio e la Madonna erano presenze fisse nel suo cuore e le ripeteva ad ogni conversazione con chicchessia. Il suo amico d'infanzia Michele Palombo lo aveva capito prima di tutti se così si era espresso su di lui: "Quille ha fatte lu prete pe' vocazione!" (Quello ha fatto il prete per vocazione).
Già, la vocazione. Mi piace immaginarlo ragazzo, raccolto in se stesso in meditazione profonda spontanea: «Eccomi, Signore, parlami; ti ascolto». Il Signore gli ha parlato, lo ha chiamato, e Lui ha risposto. La preghiera, il dialogo con il Signore, la meditazione sono stati la sua forza, il suo modo di vivere e che la lunga vita gli ha permesso di godere e beneficiare.
Se n'è andato il silenzio, in punta di piedi, bussando umilmente e timidamente alla casa del Padre: «Eccomi, Signore». Il Signore gli ha spalancato le porte.
Rodrigo CieriVasto, 1 febbraio 2023