Piano Pastorale
Riferimenti alla Famiglia nelle Scritture
“Entra nell’arca tu con tutta la tua famiglia”
Il libro della Genesi è definito anche il libro sacro della Famiglia per eccellenza, perché ispiratore di tutta la teologia della complementarietà della coppia e della simbologia dell’Alleanza. Proprio in questo libro, per la prima volta, troviamo la parola famiglia: è in Gen 7, 1, allorquando il Signore nostro Dio ordina a Noè “Entra nell’arca tu con tutta la tua famiglia”. Già qui possiamo intravedere chiaramente tutta la positività del Suo progetto. Il piano divino, tra tutte le avverse difficoltà di questo mondo terreno, è quello di preservare l’integrità della famiglia con l’offerta di un’“arca” di salvezza che va ben oltre ogni umana speranza o aspettativa. La famiglia in tutta la Sacra Bibbia è veramente il luogo privilegiato nel quale non solo si esprime e si conosce l’amore, ma Dio stesso si rende presente nel mondo e l’amore coniugale diventa così il “segno efficace” che ci aiuta a capire come si realizza l’alleanza tra Dio ed il mondo. Il piccolo prezioso anello nuziale non è un gingillo ornamentale, ma richiama e trova la sua spiegazione nell’iridescente arcobaleno comparso dopo il diluvio, segno di pace e di una grande speranza.Le nozze di Cana
Se poi ripensiamo all’episodio delle nozze di Cana (Gv 2, 1-12), non possiamo non riconoscere e scoprire quale grande ed immenso amore abbia spinto Gesù a donarsi come sposo alla Chiesa e come, di rimando, Egli ci voglia aiutare a scoprire quali tesori meravigliosi ha depositato nei cuori degli sposi nel giorno delle nozze e come dobbiamo avvertire il bisogno di farli conoscere ad ogni coppia, specialmente a quelle che sono più impantanate nelle reciproche incomprensioni o che si dibattono nelle sabbie mobili della prova.
Il Concilio Vaticano II: la famiglia come salvezza della persona.
Già i Padri conciliari nel Concilio Vaticano II, al n. 47 della Gaudium et spes, quando si soffermano a riflettere sui problemi del Matrimonio e della famiglia nel mondo d’oggi, con opportuna intuizione profetica, avevano scritto: “La salvezza della persona e della società umana e cristiana è strettamente connessa con una felice situazione della comunità coniugale e familiare. Perciò i cristiani, assieme con quanti hanno alta stima di questa stessa comunità, si rallegrano sinceramente dei vari sussidi grazie ai quali gli uomini oggi progrediscono nel favorire questa comunità di amore e nel rispetto della vita: sussidi che sono di aiuto a coniugi e genitori nella loro preminente missione e dai quali attendono inoltre migliori vantaggi mentre si sforzano di promuoverli. [ … ] Il valore e la solidità dell’istituto matrimoniale e familiare prendono risalto dal fatto che le profonde mutazioni dell’odierna società, nonostante le difficoltà che con violenza ne scaturiscono, molto spesso rendono manifesta in maniere diverse la vera natura dell’istituto stesso. Perciò il Concilio, mettendo in chiara luce alcuni punti capitali della dottrina della Chiesa, si propone di illuminare e rafforzare i cristiani e tutti gli uomini che si sforzano di salvaguardare e promuovere la dignità naturale e l’altissimo valore sacro dello stato matrimoniale”. Negli anni più recenti sia il Sommo Pontefice che il Magistero costantemente hanno esortato le Parrocchie ed i Movimenti d’ispirazione ecclesiale a curare in modo particolare le famiglie, luogo in cui l’uomo si forma ed acquisisce quei valori fondamentali che poi lo guideranno per tutto il corso della vita e ne indirizzeranno l’orientamento. Tutta la Chiesa è sempre più cosciente che, in presenza di uno Stato spesso distratto e latitante, l’attuale cultura non contribuisce alla formazione di famiglie sane, mentre il consumismo esasperato favorisce il prevalere dell’avere sull’essere, aumenta le tangibili difficoltà nel trovare un lavoro, una casa e le risorse economiche necessarie per crescere un figlio. Tutto questo incide in maniera pesantemente negativa sia sulla stabilità della coppia che sul numero di figli che si decide di mettere al mondo.
Giovanni Paolo II: la sacralità della famiglia al centro del suo pontificato.
Il 22 ottobre 1978 un grido scosse la Chiesa e il mondo. Era la voce di Giovanni Paolo II, all’inizio del suo pontificato:”Non abbiate paura! Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo! Alla sua salvatrice potestà aprite i confini degli stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo! Non abbiate paura! Cristo sa cosa c’è dentro l’uomo! Solo lui lo sa. [...] L’uomo spesso è invaso dal dubbio che si tramuta in disperazione. Permettete quindi, vi prego, vi imploro con umiltà e fiducia: permettete a Cristo di parlare all’uomo!”. Proprio nel corso del suo lungo pontificato, egli ha parlato sempre ed ha scritto tanto in favore della sacralità della famiglia, fondata sulla chiamata divina e tutta impegnata nella missione per la Nuova Evangelizzazione. Grazie a lui diverse coppie di santi coniugi sono salite agli onori degli altari per la pubblica ammirazione, venerazione ed imitazione.
Benedetto XVI a Verona
Sua Santità Papa Benedetto XVI nel corso della sua visita pastorale ai partecipanti al IV Convegno Nazionale della Chiesa Italiana a Verona, dopo averli esortati al coraggio di “essere sempre pronti a dare risposta (apologia) a chiunque ci domandi ragione (logos) della nostra speranza, come ci invita a fare la prima Lettera di San Pietro (3, 15), che avete scelto assai opportunamente quale guida biblica per il cammino di questo Convegno. Dobbiamo rispondere “con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza” (3, 15-16), con quella forza mite che viene dall’unione con Cristo. Dobbiamo farlo a tutto campo, sul piano del pensiero e dell’azione, dei comportamenti personali e della testimonianza pubblica”, ribadisce con forza la necessità di una testimonianza dovuta “all’amore autentico, alla realtà dell’uomo come è stato creato da Dio”. E poi aggiunge “voglio esprimere qui tutto il mio apprezzamento per il grande lavoro formativo ed educativo che le singole Chiese non si stancano di svolgere in Italia, per la loro attenzione pastorale alle nuove generazioni e alle famiglie: grazie per questa attenzione!”.
La CEI ribadisce che la famiglia è la cellula fondante e ineguagliabile della vita sociale.
Nel giugno scorso è stata finalmente diffusa l’attesa Nota pastorale della CEI “Rigenerati per una speranza viva. Testimoni del grande ‘sì’ di Dio all’uomo”. In essa la CEI invita prima di tutto a riflettere sul “senso di responsabilità” e sulla “volontà di operare per lo sviluppo di tutti gli uomini e di tutto l’uomo, per le generazioni future, senza trascurare nessuna delle energie che possono contribuire a farci crescere insieme”. Poi i vescovi italiani puntualizzano che “la famiglia rappresenta il luogo fondamentale e privilegiato dell’esperienza affettiva” in quanto essa è proprio la “cellula fondante e ineguagliabile della vita sociale”. Inoltre i nostri vescovi invitano a reagire energicamente “al diffuso ‘analfabetismo affettivo’ con percorsi formativi adeguati” e tutto questo, presentando una panoramica più ampia e profonda, perché oggi la famiglia “richiede un’attenzione pastorale privilegiata per la sua formazione umana e spirituale, insieme al rispetto dei suoi tempi e delle sue esigenze. Siamo chiamati a rendere le comunità cristiane maggiormente capaci di curare le ferite dei figli più deboli, dei diversamente abili, delle famiglie disgregate e di quelle forzatamente separate a causa dell’emigrazione, prendendoci cura con tenerezza di ogni fragilità e nel contempo orientando su vie sicure i passi dell’uomo. Peraltro, la dimensione degli affetti non è esclusiva della famiglia e del cammino che a essa conduce, gli affetti innervano di sé ogni condizione umana e danno sapore amicale e spirituale a ogni relazione ecclesiale e sociale”.
Questo non è per nulla il tempo di lasciarsi suggestionare dagli esperti di modernità che si strappano in pubblico le vesti, gridando che siamo ormai giunti all’ultimo stadio, il punto del non ritorno, quello della ‘famiglia in cenere’, del ‘nido accerchiato e violato’, del ‘fantasma idolatrato solo dagli ossequi borghesi’, del ‘bel gingillo arrugginito e ingolfato’, del ‘ritrovo antiquato di martiri masochisti’, della ‘città ormai in fiamme, da abbandonare in tutta fretta’.
Benedetto XVI
E’ invece più che mai opportuno oggi allinearci con quanto il Papa Benedetto ha ricordato all’Istituto per gli Studi su Matrimonio e Famiglia e, quindi, a tutte le strutture accademiche ecclesiali, nell’udienza nell’Aula delle Benedizioni, giovedì 11 maggio 2006, richiamando al compito preciso e al dovere ineludibile di “illuminare la verità dell’amore come cammino di pienezza in ogni forma di esistenza umana. La grande sfida della Nuova Evangelizzazione, che Giovanni Paolo II ha proposto con tanto slancio, ha bisogno di essere sostenuta con una riflessione veramente approfondita sull’amore umano, in quanto è proprio questo amore una via privilegiata che Dio ha scelto per rivelare se stesso all’uomo ed è in questo amore che lo chiama a una comunione nella vita trinitaria. Quest’impostazione ci permette anche di superare una concezione privatistica dell’amore, oggi tanto diffusa. L’autentico amore si trasforma in una luce che guida tutta la vita verso la sua pienezza, generando una società abitabile per l’uomo. La comunione di vita e di amore che è il matrimonio si configura così come un autentico bene per la società. Evitare la confusione con altri tipi di unioni basate su un amore debole si presenta oggi con una speciale urgenza. Solo la roccia dell’amore totale e irrevocabile tra uomo e donna è capace di fondare la costruzione di una società che diventi una casa per tutti gli uomini”.
Convegno di Palermo
Qui ci sono le spiegazioni del nostro immergerci, con tutto l’ardore e l’impegno possibile, in questo Progetto Pastorale, in piena concordanza con le conclusioni del Convegno di Palermo che, precisamente in Con il dono della carità dentro la storia, al n. 37, recitano così: “La Chiesa che è in Italia intende affermare la priorità della famiglia fondata sul matrimonio, come soggetto ecclesiale.” […] Perciò si impegna a promuovere una pastorale organica con e per le famiglie”.