Il parroco di Poggio Sannita ricorda la Dottoressa D’Onofrio | Diocesi di Trivento

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Il parroco di Poggio Sannita ricorda la Dottoressa D’Onofrio

Il parroco di Poggio Sannita ricorda la Dottoressa D’Onofrio

La Dottoressa Elisa D'Onofrio ha concluso la sua giornata terrena alle prime luci dell'alba dell'8 Settembre 2023, festa della Natività di Maria Ss.ma, certamente per andare in Cielo a dire il suo Grazie a Dio, per le mani di Colei che l'ha guidata nei suoi 85 anni di vita.

Era nata a Poggio Sannita, dove il suo papà, per tutti don Luigi, era il medico condotto, un uomo da tutti stimato per le sue capacità e la sua umanità. Aveva maturato poi nel tempo due forti vocazioni: alla professione medica e alla missione.
Non senza prove vi riuscì in entrambe.

Con padre Celestino Ciricillo, o.f.m. capp., dalla fine degli anni '70 iniziò la costruzione di un'ospedale in Africa, nel Ciad, particolarmente a Bebedja, dove soprattutto la mortalità infantile era altissima e dove l'assistenza medica era ancora agli albori.

Quando si stabilì ad Agnone erano gli inizi degli anni '90 e, insieme a padre Celestino, decisero di passare il timone ad altri, lì in Africa, dove avevano gettano un seme, avevano visto spuntare un tenero virgulto, ma non avevano la pretesa e l'arroganza di godersi il frutto.

Tornarono con un piccolo gruppo di fratelli africani e, ad Agnone dove si fa sempre fatica a vedere oltre se stessi, quella comunità fu ancora segno e strumento di Dio per una nuova missione.

La Dottoressa, padre Celestino, Giuliano, Ester, Felicita, Martina, Patricia, Antonio, le suore, animarono una struttura destinata ad asilo nido, ma che il Comune consegnò loro con grande compiacimento. Quante giornate passate dentro quella casa! Quanta semplicità, quanta preghiera! Quanto profumo di Africa! Quanto i nostri occhi si sono aperti ad una parte di mondo altrimenti sconosciuta e, forse, poco amata!

Lei, la Dottoressa, aveva un sorriso che usciva dall'anima: era un invito alla Fede, perché Dio l'aveva incontrato davvero: nel suo cuore e nell'altro da servire e amare. E lì portava la testimonianza di quanto la Fede fa bene.

Anche dopo la morte di padre Celestino nel 1996, pur portando ormai da sola il peso addosso di quella comunità, andò avanti.

Lì si costituì il Centro Missionario Diocesano e il Vescovo Mons. Santucci si rivelò davvero un padre: incoraggiò e spinse a non mollare, lui stesso prese l'abitudine ad andare e presiedere l'Eucaristia con cadenza frequente. E il centro crebbe.

Don Gigino Primiano vi incontrava i giovani del luogo, don Lino Mastrangelo vi celebrava settimanalmente nella cappellina allestita lì dentro. Poi in estate arrivava don Antonio Ligabue, dalla lontana Lodi, a rinsaldare i rapporti di amiciza con Lei, la Dottoressa, che era partita proprio dal Nord a raccogliere preghiere e quattrini tanti anni prima, per il suo ospedale africano. Poi c'erano tanti collaboratori volontari, c'erano pure alcuni docenti che si offrirono per impartire il loro sapere, tutto nella carità, gratis ed amore Deo.

La Dottoressa aveva insegnato alla comunità l'importanza dell'Eucaristia domenicale in Parrocchia, e venivano nella chiesa di Maiella (unica agibile allora), con il caldo e con il freddo (senza riscaldamento), e presero anche ad animarla, perché impararono a suonare la chitarra e a cantare benissimo.

Da seminarista ho avuto la soddisfazione di ascoltare una Sua testimonianza a Chieti e vedere quanto fossero edificanti i suoi racconti. Una notte di Natale - raccontò allora - si trovava dentro una capanna, in Africa come ostetrica per aiutare una mamma a partorire. Nonostante tutto, non ci fu Natale migliore - disse - : perché il Bambinello potevo stringerlo proprio tra le mie braccia! E mentre a Betlemme cantavano gli Angeli in coro, lì erano sostituiti da sciami e sciami di zanzare, che danzavano per l'aria!

Mentre scendeva il Suo corpo nella tomba, nel cimitero di Poggio Sannita, ancora come seme che porterà i suoi frutti, siamo stati pervasi da un'inspiegabile serenità, dettata più dalla certezza di aver guadagnato un Santo in Cielo, quanto di aver perduto una cara persona in terra. Ci siamo ritrovati con i fratelli, i nipoti e con quella comunità africana che ora è sparsa per l'Italia, abbiamo ripercorso i ricordi comuni, abbiamo detto quanto è grande Dio e quanto può fare se gli si dà spazio e occasione e quanto lei, la dottoressa Elisa D'Onofrio, è stata dono prezioso per chi l'ha conosciuta: un esempio di donna, di medico, di Vangelo vissuto.

Sac. Paolo Del PapaPoggio Sannita, 12 settembre 2023

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