Domenica 19 gennaio | Commento al Vangelo

Commento al Vangelo

Domenica 19 gennaio

Liturgia: Is 62, 1-5; Sal 95; 1Cor 12, 4-11; Gv 2, 1-11Domenica 19 gennaio

Il terzo giorno vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c'era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d'acqua le anfore»; e le riempirono fino all'orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono. Come ebbe assaggiato l'acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l'acqua – chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all'inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora». Questo, a Cana di Galilea, fu l'inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.

Le nozze sono il simbolo dell'Alleanza. Lo sposo è Dio e la sposa è il popolo. Maria è l'umanità in attesa, che ha bisogno, desidera e attende la salvezza. Il vino nuovo è la risposta, il vangelo, il simbolo dell'amore tra lo sposo e la sposa, la gioia che inebria. Quando manca è sciagura. Il vino di Cana è simbolo della Parola, della "grazia" portata da Gesù.

«Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora» L'ora non è l'appuntamento col primo miracolo, ma il tempo della passione, morte e risurrezione. Pasqua spiega fino in fondo il segno del vino perché fa vedere la pienezza d'amore dello sposo sulla croce. Le parole di Maria ai servi - «Qualsiasi cosa vi dica, fatela» - chiedono disponibilità al progetto di Dio. Sono le stesse parole del popolo nel deserto: "Tutto quello che il Signore ha detto, noi lo faremo". Come Mosè al Sinai fu il mediatore tra Dio e il popolo, così Maria a Cana, Donna-Madre che rappresenta il popolo dell'alleanza. Maria è la Madre-Sion, la nuova Gerusalemme, il nuovo Israele, vera immagine della Chiesa. Con le sue ultime parole registrate nel vangelo, compie la sua opera: aprire l'umanità all'incontro con Cristo. Questo vuole Maria.

Dietro il segno del pranzo solenne della festa c'è il cantico dell'amore: "Sono venuto nel mio giardino, sorella mia, mia sposa, … bevo il mio vino e il mio latte. Mangiate, amici, bevete; inebriatevi d'amore".
I momenti più belli, così crediamo, sono quelli all'inizio: il giorno più bello di un matrimonio quello delle nozze; poi vengono le preoccupazioni, le delusioni e a volte è persino difficile resistere. Anche a Cana il vino dell'inizio finisce e la festa sta per essere compromessa. Gesù interviene con un segno, anzi l'inizio dei segni, e annuncia un vino nuovo, oltre ogni speranza. Cana dice l'intenzione di Dio per l'uomo: l'amore. Gesù rimanda alla sua ora, quando farà la trasformazione più radicale, versando il suo sangue come vino delle nozze. Gesù giungerà all'estremo dell'amore accettando l'estrema violenza di quella morte, trasformandola in un amore fedele e definitivo tra gli uomini e Dio.

A Cana, Maria si presenta come serva, che convince Gesù e sollecita i servi a compiere qualsiasi cosa egli avesse detto. Maria provoca il ritorno della gioia. Questo è cristianesimo. Col segno del vino ora è Gesù al centro del banchetto, perché svela il volto dello sposo finora rimasto anonimo. Il credente è l'amico dello sposo che cerca in ogni modo di favorire l'incontro tra Gesù e l'uomo perché Lui possa riempire ogni giara disponibile, saldare ogni gioia spezzata, restituire ogni speranza compromessa.
La nostra mancanza di tutto riceve risposta da Dio in Gesù e supera ogni attesa: il vino è sovrabbondante (600 litri di qualità eccellente, molto superiore a quello di prima) e ogni giorno a disposizione; se ne potrà attingere sempre, perché la festa, la gioia e la speranza si versano in grembo ogni volta che si fa ciò che lui ci dice.

La protagonista è la madre di Gesù. L'episodio accade "il terzo giorno": l'evocazione pasquale ricorre molte volte in questo vangelo; per Giovanni si è sempre nei paraggi della Pasqua di Gesù. Una scena di matrimonio con la presenza della madre di Gesù e al quale era stato invitato anche Gesù con i suoi discepoli. Una festa di nozze come tante, ma questa rappresenta tutta la vicenda di Israele, le grandi nozze tra Dio e il suo popolo, anzi con tutta l'umanità. Nozze con una mancanza, segnate da insufficienza e povertà. L'invito di Gesù alle nozze è attesa e profezia della pienezza messianica.

Quanta povertà c'era in quelle nozze? Il vino era finito o non ce n'era affatto? Semplicemente: "mancando il vino" sta a dire che a quelle nozze qualcosa manca e forte sarà la risposta di Gesù a sua madre. Anche la denuncia di questa mancanza è forte, al punto da farsi preghiera e invocazione, riconoscimento di miseria e urgenza di aiuto. In quella festa c'è necessità di soccorso e di salvezza. È Israele col suo accorato desiderio nuziale di Dio. Maria è la Madre di Israele ed è la Madre di Gesù!

La risposta di Gesù è drammatica - "Donna, che vuoi da me?", - e indica un reale distacco tra Gesù e la madre. Lo si comprende proprio pensando alle nozze tra Dio e l'umanità, naufragate nella drammatica disobbedienza e nel peccato. Dio ritroverà la creatura amata e perduta nella Pasqua di Gesù il quale, però, ricorda che "Non è ancora giunta la mia ora". Il vino che manca è quello del sacrificio d'amore dello Sposo.

Il miracolo di Cana, grazie all'intercessione della Madre, anticipa l'ora della Croce e Cana si fa segno delle nozze celebrate e consumate nella Pasqua di morte e resurrezione. La Madre ora si rivolge ai servi facendone dei discepoli, perché facciano tutto quello che il Figlio dirà.

Il dono di Gesù non è solo l'acqua divenuta vino, ma un vino buonissimo. È l'esaudimento oltre ogni desiderio; è il passaggio dalla morte alla vita. Tutto è chiamato a risurrezione. Questo è l'inizio dei segni, l'ultimo, in pienezza, sarà la sua Pasqua di morte e di gloria. Anche la Madre, Maria, è qui all'inizio e alla fine ai piedi della croce. È l'umanità totalmente aperta a Dio, il primo modello del credente.

Le nozze di Cana sono il primo segno operato da Gesù e sono simbolo del destino del popolo. Non si conosce il rapporto che lega Gesù e sua madre agli sposi. Maria è la prima e la sola che si accorge della mancanza del vino e chiede ai servi di mettersi a disposizione di Gesù, dopo aver avvertito il Figlio dell'inconveniente.
Per gli Ebrei tutti gli alimenti (grano, olio, vino) erano considerati doni di Dio ed avevano un significato teologico. Gli ebrei erano abituati ad interpretare qualsiasi avvenimento come l'espressione di una volontà divina. Non era superstizione, ma rapporto costante con Jahvè, consuetudine delle persone umili e semplici, garanzia di sicurezza e serenità.

Il significato associato al vino era quello della Sapienza divina. Sapiente per l'ebreo non è l'erudito ma colui che medita la Legge giorno e notte. La Sapienza è come il vino buono donato gratuitamente da Jahvè agli uomini attraverso il loro lavoro nei campi. Chi ha del vino da offrire è detentore della Sapienza. Nell'insegnamento in sinagoga la Toràh veniva indicata come "vino squisito" che Dio ha tenuto in serbo fin dalla creazione. E il Messia come colui che "inviato" da Dio ha "vino squisito" da offrire gratuitamente a tutti.

Mons Angelo Sceppacerca19 gennaio 2025
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