2 febbraio - Presentazione del Signore | Commento al Vangelo

Commento al Vangelo

2 febbraio - Presentazione del Signore

Liturgia: Ml 3, 1-4; Sal 23; Eb 2, 14-18;Luca, 2, 22-402 febbraio - Presentazione del Signore

Quando venne il tempo della purificazione secondo la Legge di Mosè, [Maria e Giuseppe] portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore, come è scritto nella Legge del Signore: "Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore"; e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o di giovani colombi, come prescrive la Legge del Signore.
Ora a Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e timorato di Dio, che aspettava il conforto d'Israele; lo Spirito Santo che era sopra di lui, gli aveva preannunziato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Messia del Signore. Mosso dunque dallo Spirito, si recò al tempio; e mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere la Legge, lo prese tra le braccia e benedisse Dio:
"Ora lascia, o Signore, che il tuo servo
vada in pace secondo la tua parola;
perché i miei occhi han visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli,
luce per illuminare le genti
e gloria del tuo popolo Israele".
Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e parlò a Maria, sua madre: Egli è qui per la rovina e la resurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l'anima".
C'era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto col marito sette anni dal tempo in cui era ragazza, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro ani. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
Quando ebbero tutto compiuto secondo la Legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nazareth. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui.

Il tempo natalizio si è concluso con la festa del Battesimo di Gesù. L'episodio narrato nel Vangelo di oggi, pur trattando di Gesù bambino – presentato dai genitori al tempio, per adempiere la prescrizione – potremmo dire che appartiene, nell'economia della salvezza, già al tempo di Pasqua. Simeone e Anna, i due anziani profeti, indicano infatti il destino di incomprensione e di dolore di quel bambino. Maria e Giuseppe ascoltano con stupore le parole di Simeone che predice il destino di Gesù, segno di contraddizione. Già si intuisce il mistero di morte e resurrezione del Signore che trapassa il cuore della Madre e di ogni discepolo.

Questa la scena: il tempio di Gerusalemme, unico e sommo luogo sacro del popolo d'Israele, che custodiva le tavole della Legge di Dio – segno della gloria e della vicinanza di Iahvé al popolo eletto – brulicava quotidianamente di pellegrini, sacerdoti, addetti, mercanti. Una folla chiassosa e indaffarata. Quel giorno, quasi nascosti e anonimi, Maria e Giuseppe portano il loro piccolo per adempiere le prescrizioni e compiere l'offerta. Solo due vecchi, Simeone e Anna, si accorgono di loro, li riconoscono e, dopo tanti anni di silenzio e attesa, tornano a profetizzare. Simeone riconosce in quel bambino il Signore, il Messia di Israele, l'atteso delle genti. Finalmente l'ha visto! Ora può morire in pace. La paura della morte è vinta, perché Dio si fa vicino al nostro limite, alla condizione umana. Anche Anna, ormai vecchia e vedova da tanti anni, trova finalmente lo Sposo di Israele. Le grandi paure dell'uomo, la morte e la solitudine, si dissolvono: Dio si fa compagno dando senso alla vita e speranza dinanzi alla morte.

Il canto di Simeone ("Ora lascia o Signore…") è la preghiera che chiude la liturgia di ogni giorno, a Compieta: mentre scende la notte, si alza l'inno di gioia e di salvezza. Come il vecchio Simeone, anche l'uomo, al limite del suo giorno e del suo tempo, non è più avvinto dalle ombre di morte, ma può abbracciare il Signore che salva.

Anche Anna, molto avanzata negli anni, riceve la grazia di vedere il volto di Dio. Anna mostra l'età dell'umanità che, dopo una giovinezza brevissima (il paradiso delle origini!), ha perso lo sposo e vive una vita vuota e disperata.

Come Anna, anche noi non dobbiamo lasciare il tempio, ma continuare ad attendere e ricercare, con preghiera e desiderio, il volto di Dio per ascoltarne la voce.

La visione del volto di Dio è luce, splendore. È per questo che dal V secolo la festa di oggi è anche chiamata festa delle luci, accompagnata dal rito della benedizione e processione delle candele. Gesù è la luce delle genti. Questa è la motivazione del fatto che, secondo tradizione, le candele benedette oggi vengono preziosamente conservate a presiedere tutti gli avvenimenti significativi della vita familiare, dalla nascita alla morte. L'accettazione serena del compiersi del tempo, dà ai cristiani la gioia della consapevolezza del cammino verso la Luce.

Mons Angelo Sceppacerca2 febbraio 2025
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