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Le ultime parole sul diario di Rita
Sei uomini, armati di bastoni e machete, uno anche di una pistola, sono entrati in casa sabato sera nel villaggio di Mijomboni, entroterra della costa keniana, vicino a Watamu. Si era appena conclusa la festa con i bambini dell’orfanotrofio.
Rita Fossaceca, 51 anni, medico radiologo, che era già stata molte volte in Africa come volontaria dell’associazione ForLife Onlus, ha usato quelle poche parole di swahili che conosceva per fermare i rapinatori.
Per proteggere le due collaboratrici partite come lei dall’Ospedale di Novara, e la sua famiglia, il padre Giovanni, la madre Michelina e lo zio don Luigi Di Lellache questa volta l’avevano accompagnata fino a laggiù. Uno dei rapinatori si è avventato contro la madre, Rita le ha fatto da scudo.
È partito un colpo di pistola che l’ha raggiunta al petto, e non c’è stato niente da fare.
Sarebbero dovuti rientrare in Italia oggi.
Rita Fossaceca aggiornava quotidianamente il sito di ForLife sui progressi della missione.
Un diario generoso di dettagli e umanità, che adesso è la cronaca delle sue ultime due settimane di vita.
Venerdì 13 novembre
Il primo messaggio non lo scrive lei, ma un amico dell’associazione: «Si parte dall’aeroporto di Malpensa. Saranno 15 giorni nel Villaggio del Fanciullo e nella infermeria. In bocca al lupo e buon viaggio».
Sabato 14
Rita ritrova i suoi bambini. «Sono cresciuti tutti ed è un vero spettacolo guardarli. Dorcas ha gli orecchioni, nei giorni scorsi ha avuto febbre, non è stata isolata e di certo ci aspettiamo un’epidemia. Pazienza». Dall’Italia hanno portato un ecografo: «Subito l’abbiamo montato e per fortuna funziona perfettamente».
Domenica 15
È festa, ci si può rilassare. «Siamo andati al mare con i bambini, giornata fantasmagorica. Nel pomeriggio abbiamo allestito le sedie in cerchio e zio Luigi ha detto messa».
Lunedì 16
Si fa sul serio. «Abbiamo incontrato il nuovo medical officer, Nelson. Abbiamo eseguito qualche ecografia di prova. Il laboratorio funziona molto bene». E poi i bambini: «Quelli dell’asilo hanno celebrato il passaggio al prossimo anno. Marcy e Dorcas le più brave».
Mercoledì 18
«Babu Giovanni, il mio papà, con la collaborazione di Kelly e Gange, stanno facendo molti lavori di manutenzione». Attestato di riconoscenza alle galline: «Ne abbiamo circa 15, con un gallo. Vengono prodotte uova giornalmente che in parte soddisfano le esigenze del villaggio».
Giovedì 19
È l’ultimo giorno di scuola, gli alunni mettono da parte le divise. «Quest’anno grazie alla presenza di una sarta specializzata, chiamata Nyanya Miky, la mia mamma, oltre alle riparazioni sono stati eseguiti veri e propri lavori di sartoria con madam Rose ad imparare».
Venerdì 20
Trasferta a Malindi per comprare nuove divise e farmaci. «Dopo aver girato tutta la mattina siamo rientrati a casa sudati e stanchi. Fortunatamente Mahita ci ha preparato una buona cena a base di pollo e patatine».
Lunedì 23
«Nell’infermeria si lavora tanto ogni giorno. Pazienti di ogni genere con problematiche differenti». Rita si consulta con gli altri, servono almeno due letti in legno per le terapie. Si pensa anche di comprare una mucca, ma è «davvero tanto difficile, i prezzi sono altissimi».
Mercoledì 25
C’è un’urgenza: «Dobbiamo necessariamente riacquistare il condizionatore». Ma anche una buona notizia: «Dopo una serie di giri nelle fattorie, abbiamo acquistato la mucca».
È l’ultimo messaggio dal Kenya. Sabato notte sul sito di ForLife scrivono da Novara: «A volte succedono cose inspiegabili. La dottoressa Rita Fossaceca non c’è più».
Don Angelo SceppacercaTrivento, 30 novembre 2015