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Poggio Sannita, 20 settembre 2008: Ricordo di don Dario e di don Domenico
Grazie al nostro Vescovo mons. Scotti che con la sua qualificante presenza nobilita e avvalora il significato di questa cerimonia di commemorazione.
Porgo un caro e cordiale saluto a tutti voi qui convenuti e dico un grazie di cuore agli organizzatori di questo Convegno, ma,in modo del tutto particolare, grazie al vostro parroco don Francesco Martino.
Siamo qui per ricordare il decimo anniversario della morte di don Dario (nella foto a destra) e il quarantunesimo di don Domenico.
Don Dario e don Domenico chi sono costoro?
Semplicemente sono stati uomini, sacerdoti innamorati di Dio, innamorati fin dalla fanciullezza, e che sono riusciti a coronare il sogno d’amore con Cristo, l’uomo-Dio scelto dal loro cuore, e, da quanto ci raccontano i testimoni, il loro è stato come un matrimonio veramente felice, una unione solida che è durata tutta la vita, che continua ancora nell’eternità beata del cielo.
E Cristo lo hanno amato con profonda tenerezza e incondizionata dedizione. Hanno vissuto la gioia di godere della premurosa compagnia del loro Salvatore, sperimentandone la forza anche nei momenti di acuto dolore.
Nei confronti del popolo di Poggio, comunità alle loro cure affidata dai Vescovi di Trivento, essi sono stati padri e maestri esemplari, preoccupandosi della sua educazione e del suo futuro umano e cristiano, civile e religioso, lavorativo e intellettivo. Hanno vissuto i sentimenti e le trepidazioni tipiche di ogni vero genitore.
Più di un volta avranno sentito nascere nel loro cuore la domanda “che ne sarà di questo popolo?”, interrogativo che è la spia di uno sguardo paterno e materno insieme, che ha come orizzonte il destino eterno della creatura di cui si è responsabili.
Educatori e pastori veri, sono stati sacerdoti sempre coscienti fino in fondo della verità secondo cui i fedeli, anche se non sono nostri parenti, ci appartengono totalmente, perché sono figli di Dio e Dio ce li ha affidati e di ognuno di essi ci chiederà conto. Ecco dove è nata la loro dedizione assoluta e convinta, pur in esperienze diverse e in un travagliato cammino della loro vita, della loro chiamata, della loro risposta alla vocazione di seguire Cristo, aderendo ai consigli evangelici di castità, povertà e obbedienza.
E nella castità liberamente abbracciata Don Dario e don Domenico hanno sempre trovato una via per realizzare pienamente la loro personalità di uomini e di sacerdoti.
Chiamati dalle circostanze ad occuparsi anche di vicende complesse come la ristrutturazione di edifici per il ministero, li avete visti muoversi a loro agio con intelligenza, capacità imprenditoriali e organizzative, ed anche con la necessaria astuzia che i fatti richiedevano, manifestando in ogni frangente doti non comuni, che sorprendono in sacerdoti che non avevano seguito particolari specifici.
Impressionante è stata la naturalezza con cui si relazionavano con personalità importanti, sapendo sempre quando e come parlare, quando era il caso di incassare e quando stare zitti, quando era opportuno insistere per ottenere dalle autorità qualche provvedimento nell’interesse della comunità a loro affidata.
Allo stesso modo essi hanno giorno dopo giorno girato le strade di Poggio, di giorno e di notte, con la lanterna della fede in mano, per portare sollievo ai poveri, ai malati o alle persone colpite da qualche disgrazia.
Don Dario e don Domenico hanno saputo guidare i propri fedeli verso un abbraccio più consapevole della fede cristiana, pur confessando ogni giorno i propri limiti e le tante debolezze umane, ogni giorno ai piedi dell’altare, all’inizio di ogni celebrazione liturgica, per poi riscoprirsi più forti e tutti pieni di speranza, con l’aiuto della grazia di Dio anche nei momenti di più dura avversità.
Sono gli stessi sacerdoti, Don Dario e don Domenico, sempre coscienti della loro vocazione e delle proprie responsabilità, che si potevano sorprendere in momenti di dolce tenerezza spirituale davanti al tabernacolo della chiesa o serenamente affascinati dalla bellezza del panorama, passeggiando per le strade di questo splendido paese.
Di don Dario ricordo una sua frase lapidaria che si raccontava in Seminario e da lui detta ad un seminarista che alle sei di mattina faceva fatica ad alzarsi, a mettere il naso fuori della coperte nel rigido freddo invernale, mentre lui come vice-rettore lo incoraggiava: “Ricordati che appena metti i piedi giù dal letto c’è Uno che ha vegliato tutta la notte su di te, che è già ben sveglio e che ama tutti i suoi figli più di quanto tu riuscirai mai ad immaginare.”
Che profonda arguzia e che grandezza teologica!
Grazie ai relatori che ci racconteranno un cammino molto lungo: quello che don Dario e don Domenico hanno fatto, iniziato in una onesta famiglia di lavoratori, proseguito con l’incontro fra amici di Seminario, completato tra le case di questa comunità con incontri sempre carichi di aspettativa, di attenzione, di ascolto delle cose della realtà, dei bisogni delle persone.
E’ questo un fausto, duplice anniversario perché la Bibbia ci dice che il tempo è del Signore e noi ne dobbiamo fare un uso prezioso, dobbiamo fare tutto e solo quello che Lui vuole. Tocca a noi capire ed intuire con pazienza e obbedienza quello che Lui tramite noi vuol fare. Ascoltando e ricordando quello che i bravissimi relatori stasera ci diranno spero che ci riconfermeremo nella certezza che ogni tempo è buono per collaborare con Dio.
Essere collaboratori di Dio: che gioia grande, che onore immeritato, che difficile responsabilità, ma anche ma che splendida grandezza è mai questa! Essere collaboratori di Dio! Come lo sono stati Don Dario e don Domenico. Tutto il lavoro della vita di un sacerdote, come pure il cammino di ciascuna anima, è nel cuore del Mistero. E questo va riaffermato istante dopo istante, sempre ripreso, sempre ricominciato.
Il nostro incontro di oggi è solo e tutto per questoUfficio Diocesano per le Comunicazioni Sociali - Comunicato StampaPoggio Sannita (IS), 30 settembre 2008