News
Le catechesi quaresimali di S.E. Mons Claudio Palumbo
Mons. Claudio Palumbo, continuando le belle esperienze degli anni trascorsi, a partire dal 5 marzo, nella Chiesa di Santa Croce in Trivento, alle ore 21.00, terrà le consuete catechesi quaresimali. Il tema di quest'anno sarà: I vizi capitali. Questo il calendario delle catechesi: giovedì 5 marzo; giovedì 12 marzo; martedì 17 marzo; giovedì 26 marzo; giovedì 2 aprile.
Sappiamo che le virtù e i vizi hanno in comune il concetto di essere buona o cattiva qualità prodotta nell'anima dalla ripetizione di atti moralmente buoni o moralmente cattivi della medesima specie, ma differiscono nella sostanza e nel fine: le une sono frutto della ripetizione di opere buone, gli altri di peccati; le prime ci fanno tendere al meglio, i secondi sempre al peggio.
In particolare i vizi si oppongono alle virtù o per difetto o per eccesso. Si possono tuttavia ridurre ad alcuni detti "vizi capitali", cioè principali, radicali, fondamentali, non perché siano gli unici o i più gravi, ma perché ognuno di essi è come il capo, ossia presupposto, padre, principio, motivo, direttore, conduttore di altri peccati e vizi che da esso direttamente derivano, anche di genere diverso da quello del vizio che li produce: per es. l'avidità di un truffatore diventa un impasto di menzogne e di frodi.
I loro nomi, tra i più tristi del vocabolario umano, sono: superbia, avarizia, lussuria, ira, gola, invidia e accidia.
E sono sette: tanti ne hanno contato quasi unanimemente i moralisti sin dai primi secoli della Chiesa appoggiandosi alla Sacra Scrittura che li cita non sistematicamente, ma uno alla volta o in gruppo: tanti in corrispondenza, secondo san Tommaso, alle sette istintive tendenze malsane dell'uomo che ricerca disordinatamente quattro specie di beni e rifugge da altri tre beni ai quali però è unito il male. L'uomo pretende: la propria eccellenza (ecco la superbia), la conservazione dell'individuo (e l'abuso dei cibi causa il vizio della gola), la propagazione e il progresso della specie umana (e l'uso disordinato dei sensi provoca la lussuria), la propria ricchezza (e per aumentarla si cade nell'avarizia). Inoltre l'uomo rifugge: dal proprio bene spirituale a causa della fatica che esso comporta (e in ciò sta l'accidia), dal bene altrui che lo rattrista in quanto ritenuto lesivo della propria importanza (e questa è invidia), ancora dal bene altrui, che si teme e si combatte (ed è ira).
Da notare che questi vizi capitali portano inevitabilmente a trasgredire i dieci Comandamenti. L'avarizia viola il settimo e decimo Comandamento; con la lussuria si manca al sesto e al nono; con l'accidia si disobbedisce al primo e al terzo; dandosi alla superbia, all'ira, all'invidia e alla gola si vien meno al secondo, al quarto, al quinto e all'ottavo Comandamento. Tutti e sette i vizi sono comunque intimamente connessi tra loro – si pensi per es. alla lussuria e alla gola – di modo che cedere a uno di essi implica di conseguenza la resa più o meno larga agli altri.
In conclusione, in parole più semplici, si può ricondurre la trama dei vizi capitali ad una sola fonte: l'amore esagerato di se stesso – come preferiva dire, per es. santa Caterina da Siena – ossia amore esageratamente portato ai propri pregi per averne lode e onore (superbia), alla roba per esserne padrone (avarizia), ai piaceri carnali per sfogarsi (lussuria), alle proprie posizioni contro tutto ciò che è noia o impedimento (ira), al mangiare e al bere (gola), al proprio bene che si crede minacciato dagli emuli o dai rivali (invidia), alle proprie comodità compromesse da disagi e disturbi (accidia).
Ufficio comunicazioni socialiTrivento, 28 febbraio 2020