E tu a quali servizi culturali pensi per il territorio in cui vivi? | Diocesi di Trivento

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E tu a quali servizi culturali pensi per il territorio in cui vivi?

E tu a quali servizi culturali pensi per il territorio in cui vivi?

Cari concittadini,
convinti dell’esistenza in atto di un tentativo di forte ridimensionamento del sistema scolastico e conseguentemente del diritto allo studio soprattutto per gli abitanti delle aree interne, abbiamo elaborato un’ipotesi di strutturazione delle attività culturali nata da un gruppo di lavoro che poi è l’insieme dei primi firmatari del documento che segue.
Vi chiediamo di leggerlo, diffonderlo e, nel caso lo condividiate, di firmarlo inviando un SMS al numero 3383374827 o una e-mail al seguente indirizzo di posta elettronica umbbera@tin.it, o se preferisci utilizzando il modulo in calce alla notizia
Insieme alla frase “Condivido e firmo il documento sul sistema scolastico” bisogna scrivere nome e cognome del o dei firmatari.
Grazie per la collaborazione su questo che riteniamo un impegno per la qualità della vita sul territorio.

Documento di elaborazione programmatica per un’organizzazione funzionale agl’interessi dei cittadini del sistema scolastico nelle aree interne

------------------------------- Noi sottoscritti cittadini, preoccupati per l’evoluzione precaria ed inefficace del sistema scolastico soprattutto nelle aree interne, dopo il convegno tenuto a Trivento (CB) in data 17 aprile 2009 sul tema “Quale futuro per il sistema scolastico nelle aree interne?” organizzato dalla Caritas diocesana di Trivento e dall’Anci Molise ci siamo costituiti in un gruppo di lavoro per elaborare, anche sulla base dei contributi espressi dall’assemblea nel corso del suddetto incontro, una propria idea di riorganizzazione del sistema scolastico per le aree interne da proporre per il confronto all’opinione pubblica, al ministro dell’istruzione, agli amministratori locali di livello regionale, provinciale e comunale, ai dirigenti degli Uffici Scolastici Regionali, ai provveditori agli studi, al personale dirigente, docente ed ATA di tutte le istituzioni scolastiche, alle associazioni culturali ed educative, ai sindacati della scuola, ai cittadini.
L’organizzazione di questa elaborazione programmatica parte da alcuni dati di fondo.

  • Da anni si tenta di riorganizzare il sistema scolastico in Italia senza riuscire a dargli organicità ed efficienza;
  • nella scuola non siamo mai riusciti veramente a garantire il riconoscimento del merito per chi assicura impegno pieno e forte professionalità;
  • molti edifici scolastici non garantiscono ancora piena sicurezza per gli alunni;
  • le maggiori difficoltà per l’istruzione sono presenti nei territori con piccole o piccolissime realtà abitative;
  • i governi del Paese riducono sempre più le risorse per la ricerca culturale e l’istruzione con tagli molto pesanti nella scuola per il personale docente ed Ata;
  • da qualche anno si sta procedendo a quella che molti chiamano, secondo noi in maniera impropria, una razionalizzazione del sistema scolastico e che è piuttosto una riorganizzazione della rete delle istituzioni, dei punti di erogazione del servizio e delle dotazioni organiche del personale;
  • le aggregazioni di scuole in istituti comprensivi non sempre vengono fatte con razionalità;
  • il ministero, dopo la riforma della scuola primaria, ha approntato un nuovo decreto di regolamento che va verso una riorganizzazione del sistema in grado di garantire risparmi nella spesa, ma insufficiente a dare a tutti i cittadini una scuola di qualità;
  • molti Comuni hanno perso già perfino le scuole dell’obbligo;
  • a livello politico ed amministrativo non abbiamo, se non in qualche esperienza limitata, idee innovative di riorganizzazione del sistema scolastico sul territorio delle aree interne, dove continua la desertificazione umana, culturale, economica, demografica ed ora anche paesaggistica.
Se questa lettura della realtà scolastica è veritiera, come noi pensiamo, ci sembra che la prima idea di fondo da far passare sia quella che l’educazione, l’istruzione e la ricerca sono beni troppo importanti per i cittadini; pertanto la spesa pubblica in tale direzione non va ridotta, ma rafforzata, soprattutto per mettere subito in sicurezza le sedi scolastiche.
Il secondo impegno è quello, nella scuola primaria, del ritorno all’insegnamento per moduli ed al tempo pieno, perché il maestro unico appare davvero inadeguato a far fronte alla pluralità di saperi ed alle esigenze di apprendimento degli alunni.

Nella scuola secondaria condividiamo l’idea di tanti cittadini che rifiutano la pluriclasse, prevista anche per tre classi, convinti che una tale struttura di raggruppamento degli alunni mortifica ed avvilisce la didattica, l’insegnamento e la ricerca.

L’idea degli istituti comprensivi è sicuramente una necessità, purché le aggregazioni di scuole vengano fatte in funzione delle esigenze dei cittadini.
Per salvaguardare il diritto allo studio nei Comuni montani chiediamo che il numero minimo per la costituzione di classi di scuola primaria e secondaria di primo grado sia previsto in otto invece che in dieci alunni e che sia abbassato a quindici anche il numero minimo di allievi per la costituzione delle classi di scuola secondaria superiore.

Per quel che concerne gli Istituti professionali, ovvero quelli più accreditati ad avviare nell’immediato gli studenti ad una professione lavorativa, c’è bisogno di garantire maggiori risorse finanziarie e maggiore credibilità nel tempo affinché davvero quel connubio mondo della scuola – mondo del lavoro possa trovare una sua reale concretezza.
Nel sistema dei servizi, poi, dobbiamo pensare a poli scolastici zonali di eccellenza in grado di garantire prestazioni adeguate, formazione culturale elevata ed un alto livello di socializzazione in classi con un numero di alunni tale da creare insegnamento individualizzato, lavoro di ricerca in gruppo, confronto critico ed un orizzonte molto ampio. Devono essere strutture capaci d’inserire l’alunno in una formazione globale, ma anche di garantire la ricerca sugli elementi del patrimonio locale, senza permettere che continui l’impoverimento delle popolazioni dei centri più piccoli affinché si possa prevenire anche la dispersione e gli abbandoni scolastici.

L’autonomia, per esempio, dev’essere strumento e condizione nuova negli istituti; se solo divenisse un fondamento reale della didattica e dell’azione politica condivisa e spesa nel rispetto dei ruoli, potrebbe essere una buona risposta.
Si potrebbero prevedere reti di servizi affidate a poli scolastici che, attraverso un’utile e puntuale progettualità, possano garantire a ciascuno alunno, senza mai rinunciare all’efficacia didattica, senza campanili di sorta, una funzionale presenza scolastica. In tal senso si dovrebbe per esempio creare una disarticolazione degli indirizzi di studio presenti sul territorio, l’attivazione di corsi di vario genere all’interno degli istituti superiori, una più puntuale utilizzazione della professionalità docente in vista di una migliore risposta alle esigenze educative degli studenti.
Insieme, in un efficace lavoro di partenariato, è possibile dare nuovo colore al territorio delle aree interne e concepirlo non più in termini di semplice secondarietà rispetto ai centri più popolosi, almeno nel campo educativo e della ricerca culturale.

Tale linea non prevede necessariamente, come qualcuno pensa, l’accentramento delle scuole solo nei Comuni più grandi; la sfida è invece quella di pensare a servizi culturali equamente redistribuiti come stanno già cercando di fare in maniera intelligente taluni sindaci.
È chiaro che l’interscambiabilità ed il collegamento tra sedi, materiali, sussidi e banche dati necessita di una seria riorganizzazione della rete stradale e dei trasporti, ma anche di vie telematiche più veloci rispetto a quelle esistenti che spesso sono ancora ferme al sistema analogico.

Se smettiamo di pensare all’istruzione solo finalizzata all’età dell’obbligo scolastico e ce ne occupiamo finalmente come educazione permanente, è chiaro che dobbiamo rivederne le strutture sul territorio con presidi formativi ovunque non solo per ragazzi ed adolescenti, ma anche per gli adulti; allora è evidente che per un’organizzazione ottimale del servizio scolastico si deve pensare all’utilizzo efficace del personale per renderlo adeguato alle esigenze di tutta la popolazione di un Paese in linea anche con tali nuove finalità che l’istituzione scolastica dovrebbe avere.

Un ulteriore elemento di riorganizzazione del sistema scolastico dev’essere quello della garanzia per gl’istituti comprensivi di un organico da utilizzare in piena autodeterminazione non solo per l’istruzione di fasce di popolazione che vanno dall’infanzia all’adolescenza, ma anche per quella legata agli adulti; tutto il personale della scuola va cioè utilizzato per quella che abitualmente chiamiamo educazione permanente.
In tale direzione anche i più piccoli Comuni, che hanno perso o perderanno le scuole dell’obbligo, dovranno vedersi garantito un presidio culturale composto da insegnanti che l’istituto di cui fanno parte mette a disposizione delle comunità locali per attività anche pomeridiane di sostegno e recupero di alunni delle scuole primarie e secondarie, ma in grado di provvedere all’istruzione degli adulti ed a ricerche sulle lingue, gli usi, i costumi, la storia e le tradizioni locali.

È chiaro che tali presidi dovranno avere in ogni Comune una propria sede sicura sul piano strutturale ed adeguatamente attrezzata per tutte le necessità didattiche e culturali.
Utile sarebbe costituire a livello regionale, su iniziativa dell’UNIMOL, un’università popolare itinerante cui affidare il coordinamento dell’educazione permanente per gli adulti.
Il presente documento vuole essere il tentativo di suscitare un confronto critico con l’avanzamento di ipotesi per la riorganizzazione del sistema scolastico sul territorio con particolare attenzione alle aree interne.
A chi sta lavorando per un ridimensionamento dei servizi educativi finalizzato ad un risparmio di spesa le nostre congetture possono apparire utopistiche e provocatorie; noi siamo convinti, invece, che il progetto sopra delineato appartenga al futuro e sia in grado di dare speranza di qualità di vita per chi vive soprattutto in territori in cui ogni cosa sembra orientare al pessimismo.

Firme di adesione dei membri del gruppo di lavoro e di singoli cittadini

1. Umberto Berardo
2. Alberto Conti
3. Nico D’Antonio
4. Francesco Miranda
5. Roberto Colella
6. Leo Leone
7. Franco Novelli
8. Maria Concetta Barone
9. Maria Teresa Perrella
10. Pardo Di Iorio
11. Antonietta Notte
12. Anna Scacciavillani
13. Libero Pignone
14. Giuseppe Cardarelli
15. Silvio Prezioso
16. Bruno Esposito
17. Ersilia Pia Meale
18. Valentino Zampini
19. Maria Lucia Di Iorio
20. Cristofaro Carrino
21. Giorgio D’Antonio
22. Felice Antonio Amoroso
23. Giovanni Cardegna
24. Antonio De Lisio
25. Pasquale De Lisio
26. don Francesco Martino
27. Domenico Antonio Mascia
28. Tonino Palomba
29. Michele Petraroia
30. Riccardo Ialenti
31. Tiberio La Rocca
32. Tonino Ronzitti
33. Anna Pastoressa
34. Anna Morsella
35. Patrizia Saltarelli
36. Franco Rossi
37. Annunziata Sabetta
38. Maria Fiorito
39. Giancarlo Mammarella
40. Aldo Spedalieri
41. Alessandro Corroppoli
42. Francesco Sorrentino
43. Franco Antenucci
44. Giggino D’Angelo
45. Domenico Santorelli
46. Pasquale Abiuso
47. Mario Crocco
48. Tonio Ferocino
49. Simona Spicciati
50. Alberta De Lisio
51. Francesco Santagata
52. Maria Pia Paolucci
53. Mario Santella
54. Maurizio Cavaliere
55. Pasquale Abiuso
56. Mario Crocco
57. Tonio Ferocino
58. Simona Spicciati
59. Alberta De Lisio
60. Francesco Santagata
61. Maria Pia Paolucci
62. Mario Santella
63. Maurizio Cavaliere
64. Domenico Santorelli ('74)
65. Antonio Ruggieri
66. Pasquale Di Lena
67. Giulia D’Ambrosio
68. Don Mimì Fazioli
69. Andrea de Lisio
70. Rita Di Vico
71. Gabriella de Lisio
72. Francesco de Lisio
73. Antimo Aiello
74. Elisa Nibaldi
75. Ermanno Parisi
76. Angelo Colavecchio
77. Luigi Sansone
78. Claudio Garzia
79. Mario Ialenti
80. Carmine Berardo
81. Emilia di Niro
82. Iolanda Di Salvo
83. Vladimiro Porfirio
84. Enrica Mustillo
85. Maria Giovanna Mustillo
86. Berenice Mustillo
87. Francesca Iannone
88. Franca Antonelli
89. Mario Ziccardi
90. Gabriella Ciafardini
91. Angioletta Iavasile
92. Rocco Cirino
93. Rosetta D'amario
94. Maria Rosaria Pizzarelli
95. Mimma Turilli
96. Nino Di Paolo
97. Nicoletta Ardente
98. Antonio D'Amario
99. Angiolina Di Paolo
100. Loredana Lalli
101. Giuseppe Sigismondi
102. Irene Stella
103. Anna Stupone
104. Mirella Di Paolo
105. Livia D'Amario
106. Roberto Di Stefano
107. Maria Rita Valentino
108. Nicolino Meo
109. Andrea Salvatore
110. Gina D'Amario
111. Patrizia Di Paolo
112. Grazia Turilli
113. Erminia Ciancone
114. Elvio Di Paolo
115. Ilaria Valentino
116. Teresa D'Amario
117. Giovanni D'Amario
118. Gabriele Di Paolo
119. Antonietta Di Paolo
120. Francesco Bottone
121. Rosanna Cicchillitti
122. Vito Valentino
123. Caterina Turilli
124. Letizia Cicchillitti
125. Rossano Antenucci
126. Nicolina Cicchillitti
127. Carla Di Paolo
128. Rosa Meo
129. Linda Mancini
130. Cinzia Meo
131. Antonio Franco Lalli
132. Enzo Perrazziello
133. Lucia Camardo
134. Maria Petolillo
135. Maria Teresa Fossaceca
136. Ugo Adduocchio
137. Rosa Angela Altieri
138. Maria Addolorata Di Iorio
139. Cinzia Lombardi
140. Maria Felicia Petrunti
141. Vincenzina Giuliano
142. Giacomo Rizzi
143. Elio Nibaldi
144. Nicolino Santangelo
145. Angela Di Pilla
146. Elisabetta Verrillo
147. Angela Lepore
148. Andrea Meffe
149. Antonio Vincenzo Monaco
150. Osvaldo Rossi
151. Rosina Pandolfo
152. Enzo Lombardi
153. Angelo Lombardi
UMBERTO BERARDO12 giugno 2009

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