Vescovo
Il Messaggio del Vescovo Claudio per il Natale 2022
Ai Revv. Sacerdoti, Diaconi, Religiosi e Religiose, Uomini e Donne,
Fedeli tutti della Chiesa di Dio che è in Trivento
pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo nello Spirito Santo
Carissimi,
con la celebrazione del Natale del Signore, vogliamo anzitutto ricordare e celebrare l'apparizione della grazia di Dio di cui ci parla l'apostolo Paolo: «È apparsa infatti la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini e ci insegna a rinnegare l'empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà, nell'attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo. Egli ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formare per sé un popolo puro che gli appartenga, pieno di zelo per le opere buone» (Tt 2, 11-14).
La grazia di Dio è Gesù di Nazareth, Colui che è nato a Betlemme di Giudea, in una grotta, perché per Lui, oltre che per Maria e Giuseppe, non c'era posto nell'alloggio: non erat eis locus in diversorio (Lc 2, 7).
Secondo la tradizione, Gesù nasce fuori dall'abitato, riscaldato da un bue e un asinello e i Vangeli, quello di Luca in particolare, sottolineano più volte che è adagiato in una mangiatoia (Cf Lc 2, 1-20). Al di là della poesia più o meno bella che ci può essere nel racconto della tradizione, ispiratrice del nostro presepe, dai Vangeli una cosa è certa: Dio ci è venuto incontro nel modo più umile, ma si è fatto annunciare solennemente da un angelo che 'avvolse di luce i pastori', perché tutti potessero sapere che Dio, nella sua infinita misericordia, è venuto incontro alla povertà umana (non solo materiale, ma morale e spirituale), sapendo che l'uomo da solo non avrebbe potuto salvarsi. La deposizione nella mangiatoia è un potente richiamo al Dio-con-noi, che si fa nostro cibo nell'Eucarestia.
Dio è sempre fedele a se stesso e, di conseguenza, anche a noi. Fin dalle origini ha cercato l'uomo e la donna, l'opera più bella delle Sue mani, per dialogare con loro. Lo ha fatto ogni giorno nel paradiso terrestre e non disdegna di farlo anche dopo il peccato originale, incarnandosi nella storia, dove appare nell'umiltà, chiamando i pastori, i più poveri dei poveri, ad incontrarlo come vero uomo e ad adorarlo come vero Dio.
Ed ecco, carissimi: Dio, nel Natale, si pone davanti a noi e ci traccia una strada credibile dentro questo mondo, perché il nostro ritorno a Dio sia possibile con un cammino sicuro, garantito dalla Sua guida e dal Suo Amore che rende saldi i nostri passi, come quelli dei pastori che nella notte, guidati dalla stella, quella stessa che guiderà anche i Magi, vanno all'incontro con Lui.
La stella che ci guida nella vita è Gesù. Se Egli ci guida all'incontro con Dio, la Sua nascita in carne umana ci dice anche che Dio dobbiamo imparare ad incontrarlo nell'uomo e che possiamo incontrarLo veramente solo se in noi riscopriamo il desiderio di Dio che abita profondamente in noi: è desiderio di salvezza, di bontà, di giustizia e di pietà. Se noi viviamo così, le sue braccia si aprono per un tenero abbraccio di pace, di consolazione e di incoraggiamento. Se decidiamo di camminare per la strada che Lui ci ha tracciato, la sua misericordia sarà grande e senza misura per ciascuno di noi, poco importa da dove veniamo, o quale sia stata la nostra storia personale.
Cristo Gesù è nato e nasce anche per me, per te. Non si tratta di celebrare semplicemente l'evento storico della Sua nascita nella carne umana, ma di rinnovare la nostra unione con Lui e la nostra nascita in Lui. Se Gesù non nasce in noi, la sua nascita è inutile per noi. Con Gesù, nel Natale, i cieli si sono aperti, spalancati, e un fiume di grazia è sceso sulla terra. Egli è la Porta che finalmente si riapre dopo che era stata chiusa al momento in cui Adamo ed Eva hanno lasciato il paradiso terrestre. Dio nella Sua misericordia ci apre questa straordinaria Porta e noi sappiamo che dobbiamo passare attraverso di essa se vogliamo che la misericordia e la salvezza scendano copiose su di noi.
A Natale occorre anche che ridiventiamo tutti un poco bambini, per accogliere Dio che viene in mezzo a noi e inizia la sua strada facendosi bambino. Ogni uomo o ogni donna prende avvio e cammina in questo mondo muovendo i primi passi da piccolo e poi diventa adulto. Questo è il segno della nascita! Il mistero dell'infanzia ci dice che non si nasce già grandi, ma si diventa adulti, anzi ci ricorda che la prima stagione della vita non viene superata, ma va custodita, perché dev'essere sempre rinnovata dentro noi. L'umanità ha vissuto tutto il XX secolo sotto il segno dell'uomo come un essere-per-la-morte, un essere "mortale". Difficilmente ha sentito parlare dell'uomo come un essere-per-la-nascita, un essere "natale". La situazione attuale, di "terza guerra mondiale a pezzi", come spesso ricorda Papa Francesco, sembra perpetuare tutta questa realtà. Ha scritto George Bernanos: «Gli uomini, nella loro tragica solitudine, hanno fatto silenziosamente, nei confronti del soprannaturale, il patto dei tempi di peste: pensarvi il meno possibile e non parlarne mai» (da: "Il crepuscolo dei Vecchi"). La citazione colpisce per il suo riferimento alla peste, simile al tempo di pandemia che ancora stiamo vivendo. Il patto scellerato di cui l'autore parla non è nei confronti del morbo, ma è un patto silenzioso che fa tacere la dimensione soprannaturale della nostra vita. Oggi noi diremmo la dimensione spirituale dell'esistenza.
È proprio questo «spirito di vecchiaia», che, con il Natale del Signore, va superato e va purificato dentro di noi. L'uomo e la donna sono fatti per la vita! E Cristo, venendo nel mondo, «ci ha portato ogni novità» (Sant'Ireneo di Lione).
Nel mistero, adorabile, del Natale, vogliamo dire a Gesù che noi non vogliamo lasciarlo solo, che vogliamo invece - a smentita del nasconderci da Lui, Dio che per primo ci cerca, e a riparazione di quello che è avvenuto a Betlemme - offrirgli un degno alloggio dentro la nostra chiesa, nella nostra vita personale, nelle nostre famiglie e nella nostra società. Vogliamo sostituire al tepore del bue e dell'asinello il calore della nostra presenza ed accoglienza che lo scaldino con il calore del nostro cuore, con il calore delle nostre famiglie ricche di amore.
Carissimi fratelli e sorelle, tanti auguri di un santo Natale. La grazia di Dio scenda copiosa su Voi, sulle Vostre famiglie e sui Vostri affetti più cari.
+ Claudio Palumbo, vescovoTrivento, 25 dicembre 2022