Omelia di S.E.R. Mons Claudio Palumbo in occasione della Santa Messa alla Cattedra di San Pietro | Diocesi di Trivento

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Omelia di S.E.R. Mons Claudio Palumbo in occasione della Santa Messa alla Cattedra di San Pietro

Omelia di S.E.R. Mons Claudio Palumbo in occasione della Santa Messa alla Cattedra di San Pietro

Omelia di S.E.R. Mons Claudio Palumbo in occasione della Santa Messa alla Cattedra di San Pietro in occasione del dono dell'albero Di Natale del Comune di Rosello al Santo Padre, 3 dicembre 2022.

Carissimi fratelli e sorelle,
vorrei riflettere in modo particolare con voi su questa profondissima pagina del Vangelo di S. Matteo. Oggi questa pagina inquadra bene il nostro essere qui in pellegrinaggio sulla tomba dell'Apostolo Pietro per rimotivare la nostra fede, per rinverdire la nostra speranza, e soprattutto offrire l'Amore, la Carità: siamo qui questa sera carichi di emozioni bellissime, di emozioni bellissime, però non dobbiamo perdere di vista quello che è l'essenziale, cioè l'essere stati sulla tomba dell'Apostolo a cui Gesù disse: "Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno su di essa, tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato in cielo, tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto in cielo".

Oggi celebriamo la memoria di un grande missionario, veramente proprio uno dei primi figli di Sant'Ignazio di Loyola, Francesco Saverio, grande missionario nelle Indie, grande evangelizzatore del Giappone: ardeva dal desiderio di portare il nome di Gesù dappertutto, persino in Cina dove non poté entrare, però l'azione evangelizzatrice di Francesco era arrivata proprio alle soglie di questo grande e glorioso antico impero cinese.

Questa pagina del Vangelo di oggi possiamo vederla incarnata nella figura di questo grande missionario: c'è una lettera nell'Ufficio delle Letture di oggi come seconda lettura, una lettera che Francesco Saverio scrive ad Ignazio dove dice: "io vorrei andare alla Sorbona l'università di Parigi – Francesco aveva studiato lì insieme con Ignazio – vorrei andare lì e dire smettetela di pensare che la salvezza possa esistere lì nelle lettere, perché la salvezza è nel nome di Gesù che molto poco viene annunciato, molto poco viene nominato anche nelle nostre università".

Vedete, l'incarnazione non è ne più né meno che questa compassione che Gesù sente nel Vangelo di oggi di San Matteo: Gesù, vedendo le folle ne sente compassione. Il verbo greco che si trova nel testo per compassione intende un movimento delle viscere, ἐσπλαγχνίσθη (exsplamìzen), colpo forte che si avverte nelle viscere, nel ventre, questa è la compassione che sente Gesù per le folle, che sono stanche, sfinite, come pecore senza pastore.

Francesco Saverio ha incarnato tutto questo: si è reso partecipe di questa incarnazione "commossa" di Gesù. C'è un autore norvegese, che voi conoscete, che ha rappresentato una figura stilizzata che si tiene le mani, un po' rosso, rossiccio, "L'urlo". Questa è la rappresentazione dell'urlo dell'uomo contemporaneo che cerca una risposta di senso ai suoi interrogativi: sono interrogativi profondi a prescindere da qualsiasi religione. L'uomo porta dentro di sé questi interrogativi profondi: chi sono, da dove vengo, dove vado, perché sono qui?

"Cristo – dice il Concilio Vaticano II – è l'unico che può dare all'uomo delle risposte che rivelano l'uomo a se stesso e fanno a lui comprendere la sua altissima vocazione".

Dobbiamo assumere questa stessa "compassione" di Cristo che Francesco Saverio ha incarnato in una maniera suprema, sublime, eroica, senza badare ad alcuna fatica portando solo il vangelo e il crocifisso con se.

Anche noi, convenuti qui sulla tomba dell'Apostolo, rendiamo oggi grazie al Signore che ci ha fatto incontrare il Santo Padre, rappresentante di Cristo in terra, ci ha fatto vedere, incontrare fra di noi. Uscendo di qui dobbiamo maturare la consapevolezza che come cristiani, come battezzati, non possiamo incarnare anche noi la medesima compassione di Cristo: perché Gesù un giorno ha detto ai suoi discepoli: "Voi siete il sale della terra, voi siete la luce del mondo". Siamo qui per essere quel sale che si esalta e si scioglie per essere il sapore del cibo, e si scioglie nell'uomo, ed esalta il sapore dell'uomo, nonché il sapore di Dio nell'uomo,  siamo qui per ripotenziare quella luce del mondo: entrambe cose che abbiamo ricevuto nel Battesimo. Siamo qui per ricaricarle e porgerle al mondo come missionari, come evangelizzatori, come ambasciatori e come precursori di Cristo che è venuto nel Natale e tornerà nella sua seconda venuta alla fine dei tempi, ma che continua a venire nel nostro oggi qui, viene con la sua Parola, viene come eucaristia sull'altare. Se ci sono stati precursori prima di lui come Isaia nell'VIII secolo a.c., Giovanni Battista, se ci saranno segni precursori prima della sua ultima venuti, i segni nel cielo e sulla terra, adesso però Gesù viene accanto a noi e in noi, per cui possiamo essere, ricevendolo, precursori suoi io, tu, tutti noi insieme.

Nella prima lettura, il profeta Isaia, che ci accompagna per mano in tutto questo periodo dell'Avvento e anche nella Quaresima, parla di una strada nostra da percorrere, la nostra strada da fare con passi di danza per andare incontro al Signore e diventare suoi precursori nell'oggi della Chiesa, nell'oggi della nostra vita. Passi di danza, che sono quelli che Lui fa per venire vicino a noi, perché è Lui che ci chiama, è Lui che inizia, è Lui che comincia, che viene a cercarci... passi di danza che facciamo anche noi quando ascoltiamo la sua voce e ci scuotiamo dal torpore del sonno, ci alziamo, usciamo di casa e andiamo incontro a Lui con la nostra vita.

Se quando Lui bussa alla porta non lo sento, quando apro sento solo il profumo che ha lasciato sulla porta, ma purtroppo ho perso l'incontro con Lui, non lo ho potuto abbracciare. Ma per noi non sia così. Uscendo dalla porta di questa basilica, rendiamoci consapevoli di essere precursori, evangelizzatori, missionari del Cristo che oggi viene incontro a me e oggi mi dona la sua Parola di vita, in cui oggi "l'urlo" dell'uomo trova veramente il suo appagamento, trova veramente la sorgente di ogni felicità.

Questi vogliono essere veramente i sensi e gli auguri che come vostro Vescovo voglio dare a tutti i sacerdoti, a  tutti voi Sindaci, al Sindaco di Rosello, in modo particolare, che è stato il motore, la guida, insieme al carissimo parroco Don Giampiero La Penna, di questa bellissima giornata odierna. Un augurio di riscoperta di un senso profondo del Natale, di senso di abbraccio per tutti voi e le vostre comunità qui convenute in questo giorno di festa.

+ Claudio Palumbo, Vescovo di TriventoCittà del Vaticano, 9 dicembre 2022

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