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Ricordo di don Antonino
Il pomeriggio di sabato 2 marzo, dopo la cerimonia durante la quale mons. Vescovo ha intitolato la bella struttura del Centro Pastorale a don Antonino, alcuni suoi amici ne hanno ricordato la vita, le opere e lo stile pastorale inconfondibile. Questo è uno dei vari contributi che ha tratteggiato la figura di questo nostro carissimo sacerdote.
Buona sera a tutti e grazie per essere intervenuti.
Il nostro professore di Filosofia ci riempiva la testa con il motto di Eraclito "panta rei os potamòs", cioè tutto va via come l'acqua del fiume e non ritorna più....
Non è vero che tutto passa e se ne va, come l'acqua dei torrenti, ci sono persone e cose che resteranno sempre nel nostro cuore perché hanno avuto una parte essenziale della nostra vita: e don Antonino è stato una di queste persone indimenticabili.
In questo momento voglio esprimere il profondo compiacimento per questo solenne avvenimento dell'intitolazione di questo splendido Centro Pastorale a don Antonino e quindi congratularmi vivamente con il nostro Vescovo Claudio che fin da subito ne ha avuto la brillante idea: Eccellenza Reverendissima, il vostro è stato un ottimo pensiero. Come pure è una iniziativa encomiabile quella che avete fatto, voi amici di don Antonino, pensando a questo momento di riflessione e di ricordo in onore di questo benemerito nostro concittadino e intrepido sacerdote, perché con tutto ciò si mettono in evidenza dei meriti veri e dei valori profondi che vale la pena di celebrare, di innalzare al di sopra di altri e di tramandare alla memoria dei posteri
La scheda personale di don Antonino
- Nato a Trivento da Mario e Mercede Florio 17 ottobre 1945 (n. 132)
- Battezzato in Cattedrale da don Livio di Vincenzo 31 ottobre 1945
- Cresimato mons. Crivellari in Cattedrale 19 aprile 1959
- Scuola media e ginnasio Seminario di Trivento 1956-1962
- Merenda Vetta campanaro Matrimonio sorella
- Liceo Teologia Seminario Chieti 1962 -1970
- 1966 Celana - Bergamo
- Prima tonsura Sem Reg. Chieti, da mons. Marcante 22 marzo 1967
- Ordini minori - Capovilla 25 marzo 1969
- Suddiaconato - Bellucci 25 maggio 1969
- Diaconato Trivento Seminario - Santoro 4 ottobre 1970
- Sacerdote Cattedrale Santoro 13 giugno 1970
- Comunità presbiterale Castiglione M. M. 26 novembre 1970
- Trivento padre spirituale nel Seminario 1 ottobre 1973
- Canonico Cattedrale - 1° novembre 1973
- Parroco di Santa Croce - 10 giugno 1979
Ora concedetemi una piccola premessa: di solito si dice che il tempo fugge e porta con sé quasi tutto: la giovinezza, i sogni, le aspettative... Ma i ricordi no, quelli questi restano! E' vero che del passato non si vive... ma è essenziale che dal passato si può e si deve imparare tanto. Lo stesso P. Pio ammoniva: "... non dimenticare mai le cose belle della vita perché sono quelle che ti fanno andare avanti nei momenti difficili".
Perché siamo qui a ricordare don Antonino, questo nostro amico, concittadino e sacerdote ad un anno esatto dalla sua morte improvvisa? E', semplicemente e doverosamente, per mettere in evidenza, al di sopra della media, la sua figura e il suo ben operare e, per questo, diciamo: "Guardate che grande che è stato", perché egli è stato magnanimo, perché ha operato come nessuno, perché la sua grandezza è stata nota a molti, paesani e non, perché si è adoperato per tutti e specialmente per i poveri: ogni suo ricordo ci lascia gli occhi aperti allo stupore e inumiditi di commozione.
Ebbene, lo ripeto, avete fatto opera pregevole, mons. Claudio Palumbo, in quanto avete deciso di dedicare questo edificio al carissimo ed indimenticabile don Antonino, perché avete avviato una provvida educazione dei fedeli, cioè a dire: innalziamo dei meriti veri a chi ci ha lasciato una testimonianza autentica ed indelebile, a chi ha operato con una volontà veramente grande e sincera in favore non solo della città di Trivento, ma anche di tutta la Diocesi della quale Trivento è il centro naturale ed ecclesiale. Guardiamo di far vedere e presentare alle generazioni che vengono, a questa nostra Cittadinanza e agli altri che vorranno condividere con noi questi sentimenti, una figura di uomo, di sacerdote e di saggio amministratore che merita di essere conosciuta, apprezzata e seguita.
Don Antonino lo merita proprio perché intanto è nostro concittadino ed ha voluto operare indefessamente in questo paese, pur avendo avuto la possibilità di incarichi prestigiosi altrove (luglio 1970 proposta di vicerettore al Seminario Regionale di Chieti) ; lo merita perché ha vestito con onore e decoro l'abito talare, in modo semplice, umile e povero. Egli ha avuto il grande merito di incarnare, proprio nel nostro recente passato, la figura e l'imitazione testuale delle opere di misericordia predicate da Gesù Cristo, che lo hanno reso a tutti così simpatico e così dolce e così amico, ed è stato un contradditore così potente di tutto quello che noi, figli del consumismo e vittime dell'individualismo, ordinariamente andiamo cercando. Noi abbiamo potuto vedere in questo nostro concittadino un sacerdote che ha personificato la genuina tradizione cristiana, che è ancora tanto viva e popolare tra noi, proprio per la sua autenticità e fedeltà.
Sta bene qui la targa ricordo che ingentilisce, arricchisce e spiega l'importanza di questo Centro Pastorale che ha visto Don Antonino impegnato prima come parroco, nella progettazione e nella realizzazione, e poi come economo diocesano, nel valorizzarlo e metterlo a disposizione di tutti. E' questo un posto strategico per Trivento ed è utile per noi oggi per parlare, per ricordare di Don Antonino, di lui e delle sue suggestive iniziative, delle sue opere sociali, degli edifici che ha meravigliosamente creati ed abbelliti in tutta la Diocesi e che ancora oggi sono l'orgoglio e il vanto di questa nostra chiesa locale. Do solo alcuni numeri: 10 case canoniche nuove con salone e locali per ministero pastorale e 28 case canoniche ristrutturate e messe a servizio delle parrocchie, 2 centri sociali adibiti per campeggi, 6 nuove chiese e 33 chiese restaurate dopo sostanziosi lavori di consolidamento, 2 nuovi campanili e 10 campanili restaurati e consolidati, 2 ex edifici scolastici ristrutturati per locali per servizi pastorali, 1 palazzo baronale a Guardiabruna ristrutturato, l'acquisto di 3 fabbricati e di cinque terreni; per non parlare poi del restauro delle opere d'arte e dei registri parrocchiali. In particolare in Trivento questi i lavori: le due nuove chiese quella di San Casto a piana d'Ischia e quella di Montagna, questo centro pastorale e il centro sociale di Quercia Piana; l'allestimento del Museo Diocesano; i lavori di consolidamento della Cattedrale, della Chiesa del Purgatorio e di quella di San Nicola, la pittura dell'intera cupola della Cattedrale e delle due tele dell'Annunciazione e di San Casto, la ristrutturazione di vari edifici e precisamente: la casa canonica della Cattedrale e quella di santa Croce, la casa Velia, il Seminario, l'episcopio, il locale delle Acli e quello dell'ex Azione Cattolica, la Biblioteca Giulia, il Museo Diocesano, la casa adiacente al Seminario, l'ex Caserma di piazza Fontana, i lavori in Cattedrale e nella chiesa di San Nicola.
Un anno è già passato, ma non possiamo dimenticare la sua bella, singolare figura sacerdotale, il suo stile gentile, la sua attenzione verso i bisognosi e la sua profonda fede, qualità tutte che hanno caratterizzato il lungo ministero sacerdotale di don Antonino.
Diceva Saint Exupéry, l'autore del «Piccolo principe»: «Non si può vivere solo di frigoriferi, di politica, di bilanci e di parole crociate». Scriveva lo psicologo americano William James: «L'uso migliore della vita è: spenderla per qualcosa che duri più della vita stessa». Altri sapranno dare conto di fatti ed episodi che hanno caratterizzato la sua vita di educatore nel Seminario e di parroco di Santa Croce.
Uno dei suoi sogni era quello di vedere questo Centro Pastorale pullulare di iniziative per i giovani: aveva lui suggerito a mons. Santucci prima e a mons. Scotti dopo di farvi risiedere i giovani seminaristi nel fine settimana e i diaconi nel semestre di prova in attesa dell'ordinazione (vedi don Leonardo, don Francesco e don Marco). Si leggeva in lui una certa amarezza nel non veder decollare un oratorio cittadino e attualizzare questo suo sogno. Infatti quando ne discutevamo mi citava una bella espressione di un poeta americano dicendo : "Ricordando quante belle iniziative facevo con i giovani in parrocchia ho sempre fatta mia una frase di Robert Forst, poeta americano poco conosciuto, "Quand'ero giovane erano i vecchi i miei maestri. Andavo a scuola dai vecchi per imparare il passato. Ora che sono vecchio ho per maestri i giovani. Quel che non può modellarsi dev'essere infranto o piegato. Lezioni mi torturano che riaprono antiche suture. Vado a scuola dai giovani per imparare il futuro".
Negli ultimi giorni, mentre calava la sua vitalità fisica, cresceva e si manifestava straordinaria la sua fede nel Redentore e la convinzione di avere ben speso tutte le sue energie al servizio del grande annuncio che Gesù è l'unico Salvatore e in favore delle necessità della nostra Diocesi.
Un motto per sintetizzare il grande servizio sacerdotale, quello che ora potrebbe racchiudere tutta l'ansia e l'ardore della sua vita ministeriale, potrebbe essere "Cristo deve crescere sempre nel cuore dei cristiani". Tutto quello che don Antonino ha vissuto personalmente e che ha sempre comunicato ai suoi fedeli è qui contenuto: la pienezza della vita di ogni persona non dipende unicamente dalle sue risorse, ma si sviluppa dall'incontro e dalla libera risposta a Cristo, centro dell'universo e della storia, cuore che pulsa di amore indispensabile per ogni persona. Quando i sacerdoti nella Chiesa sono fedeli a questo compito di far crescere Cristo, rendono a tutti il servizio più specifico, non surrogabile da altri. È un servizio che ha anche un forte valore sociale.
E di don Antonino ricordiamo, con fervida nostalgia, come lui era abile e capace di incarnare, di parlare e di inculcare le genuine esigenze evangeliche, quelle poi che costituiscono i grandi valori di civiltà: la difesa della vita, la promozione di ogni persona, la giustizia, la pace, il bene comune... Tutto questo insieme al bisogno essenziale per la nostra vita e per la vita di ogni persona: far crescere Cristo, nel cuore di tutti, sempre. Ripensare alla vita dell'indimenticato sacerdote (amico, guida, pastore, amministratore, maestro e padre), vita donata e ridonata nella profonda dedizione e nel più grande amore per la sua gente, porta la pace e la serenità nel nostro cuore, ci rende capaci di dare conforto agli altri, con una fede che supera le nostre povere forze e fa fiorire la speranza che don Antonino sia già entrato nella beatitudine del cielo.
Qualche volta si sedeva stanco e scoraggiato in Curia, davanti a me, e mi raccontava di alcune incomprensioni, ingratitudini e contrasti che gli venivano anche da parte di qualche confratello sacerdote o da alcuni laici, da lui particolarmente aiutati e beneficati, però alla fine si alzava rincuorato quando con molta serenità gli facevo notare che è proprio vero che nella vita non si può piacere a tutti, ma assolutamente importante è far bene il proprio dovere e basta piacere alle persone giuste. Cosa che lui ha sempre fatto disinteressatamente!
Voi sapete che una delle grandi confusioni, e quindi delle sofferenze, del nostro mondo presente è di non saper bene come rispondere a domande fondamentali: "Ma, in fondo, che cosa vale nella vita? Chi devo seguire? A chi devo credere? Dov'è che c'è un merito che vuole davvero il plauso? Chi posso e devo onestamente imitare?". In questo esagerato divismo, presente e contemporaneo, le nostre menti sono frastornate da una falsa esibizione di valori che risultano, il più delle volte, devianti e contradditori. Quando discutevamo dei piccoli o grandi problemi della nostra Diocesi alla fine concludeva sempre: "non fa niente, don Mimì, l'importante è che il modo migliore per venirne fuori da un problema è sempre quello buttarvicisi dentro". E lui lo faceva a capofitto, non ci dormiva, a volte non si riposava né di giorno e né di notte. Dell'avanzare della malattia non aveva certo paura, mentre alcuni in quelle condizioni pensano che sia l'ora di arrendersi, per lui era sempre il momento per continuare e diceva spesso: non sono mica sull'orlo della fine, ma prego il Signore che mi doni ancora la forza di ricominciare. Perciò in quattro parole posso riassumere quello che don Antonino ci ha insegnato con la sua vita: comunque, si va avanti!
Ecco spiegato il motivo per il quale un evento bello, come questo di oggi, può e deve essere anche incentivo a profonde riflessioni: se un compaesano ha dato la vita in questa maniera per la fede, è segno che questa fede è un gran dono, è una gran bella cosa. E noi, che abbiamo la fortuna di averla, possiamo chiederci: ne facciamo la stessa valutazione, la stimiamo, la amiamo, la facciamo nostra, la celebriamo, la viviamo come si dovrebbe? Se un sacerdote di questa statura per la fede e per la carità cristiana ha vissuto, ha sofferto ed è morto: io cosa posso e devo fare per esse?
Don Antonino, da questa sera, torna ad essere con noi come 'vigile sentinella' su questa collina che domina la Trivento nuova, che offre il saluto di questa terra laboriosa a quanti partono e a quanti arrivano a Trivento, egli dice a tutti noi quanto dobbiamo sentirci fratelli e quanto dobbiamo volerci bene, e come la carità di Cristo ci debba unire tutti e sempre.
Voi tutti, con questi pensieri e con questo augurio, saluto con affetto, sperando che anche lui, Don Antonino, veramente e fraternamente, dal Paradiso ci guarda e ci benedice.
Don Mimì FazioliTrivento, 5 marzo 2019