Festa della Dedicazione della Cattedrale di Trivento 2012 | Diocesi di Trivento

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Festa della Dedicazione della Cattedrale di Trivento 2012

Festa della Dedicazione della Cattedrale di Trivento 2012

Venerdì 20 Gennaio mons. Domenico Scotti, alle ore 18.00, celebra la solenne messa della Dedicazione della Cattedrale infatti, il 20 gennaio 1726, l'allora Vescovo di Trivento mons. Alfonso Mariconda consacrava la chiesa Cattedrale di Trivento.

Se per ogni comunità cristiana il giorno anniversario della dedicazione della propria chiesa parrocchiale è sempre motivo di festa e di gratitudine, perché si ha l'occasione di ripetere al Signore: «nel tuo amore per l'umanità hai voluto abitare là, dove è raccolto il tuo popolo in preghiera» (cfr Prefazio B), quando, poi, si tratta della chiesa Cattedrale, è l'intera Diocesi ad essere in festa.

È una sorta di ricorrenza di famiglia per ritrovarsi in devota preghiera, come per le feste più intime. Con cuore pienamente gioioso abbiamo ripetuto: "grazie, Signore, perché Tu ci hai dato la gioia di costruirti fra le nostre case una dimora", e continueremo ad amare la nostra Cattedrale per volerla sempre più bella e decorosa.

I testi liturgici della solennità convergono tutti nell'annunciarci una cosa sola: tutto quanto si vede e si ammira di esteriore nel sacro Tempio deve avere un chiaro riflesso e un vero riscontro nell'intimo di ogni fedele. Con Paolo VI dovremmo ripetere: «quest'anima mia che ho messo tante volte [...] a servizio di tutte le immagini fuggitive e di tutti i richiami profani, i pensieri futili... quest'anima mia, alunna infedele della scuola di Dio, dovrò riprenderla, dovrò calmarla, ricomporla, abituarla di nuovo a sentire e a pensare rettamente... Bisogna che impariamo a tacere, a raccoglierci, ad adorare in silenzio, a comporre interiormente qualche parola degna di Dio, ad estasiarci all'eco delle parole del Signore: ascoltarle, ripeterle, scandirla, lasciarle depositare nel fondo dell'anima e poi decantarle da ogni profanità, finché diventino limpide e consolatrici» (G.B. MONTINI, Meditazioni, Roma 1994, p. 63. 67).

La nostra antica imponente Cattedrale è la chiesa dove ci si riunisce per cantare insieme, per lodare insieme, per invocare insieme, per intercedere insieme? È soprattutto qui che le nostre voci si uniscono per cantare, per invocare, per ascoltare il Signore e per dare la nostra risposta corale e gioiosa alla sua divina Parola.

La Cattedrale di San Nazario è per ogni triventino il posto privilegiato di preghiera, dove moltissime vocazioni sono sorte e si sono alimentate spiritualmente pendendo dalle labbra "illuminate" dei dotti e santi Vescovi che si sono succeduti sella cattedra di San Casto.

APPROFONDIMENTO
Lo scorso anno, in visita alla cattedrale di Trivento, erano venuti dei giovani argentini, discendenti di emigrati molisani. Tra di loro c'era anche una giovane nipote di un triventino emigrato in Argentina nel secolo scorso. Costei guardava e riguardava la piazza antistante la Cattedrale e sembrava smarrita e confusa. Le avevo chiesto cosa cercasse e mi disse, testuali parole: "mio nonno me l'ha sempre descritta così bella, però me la dipingeva tutta piena di gente e del chiasso dei bimbi, mentre io la trovo così vuota, silenziosa e deserta".

Ripensando alla fatica e all'orgoglio dei triventini che hanno costruito questa Cattedrale che si avvicina al millennio della sua fondazione, voglio ricordare questa significativa storia medioevale. Un pellegrino era in cammino, a piedi, verso un famoso santuario, come si usava a quei tempi. Quando la strada cominciò ad inerpicarsi per il brullo fianco di una collina che pareva desolata e battuta dai raggi roventi del sole prese ad incontrare tanti grossi mucchi di pietra sui quali era seduti degli uomini che scalpellavano i massi di roccia per ricavare blocchi di pietra squadrata adatti alla costruzione. Man mano che il pellegrino si avvicinava guardò con compassione un primo operaio che la polvere, la fatica e il sudore rendevano irriconoscibile e timidamente gli chiese: "Che cosa fai?". L'uomo, tutto intento al suo lavoro e con tono sgarbato, rispose: "E che non lo vedi? Mi sto ammazzando di fatica!".

Il pellegrino non disse nulla e continuò il suo cammino verso il santuario. Notò un secondo spaccapietre, altrettanto impolverato, stanco, e forse ferito, e anche a questo rivolse la stessa domanda: "Che cosa fai?". La risposta fu: "Non lo vedi? Da mattino a sera lavoro per mantenere la mia famiglia, ho moglie e dei bambini da campare". Quando il pellegrino giunse in cima alla collina trovò un terzo spaccapietre che, proprio come gli altri, era affaticato e stanco morto, però questi, oltre alla polvere sui vestiti e al sudore sul volto, avevano una strana serenità e gioia negli occhi. Il pellegrino gli chiese "Che cosa fai?". Questi, a differenza degli altri due, sorridendo con fierezza ed orgoglio, rispose: "Non lo vedi? Sto costruendo una cattedrale destinata a sfidare i secoli mortali!".

Èquesta una storia che mi ritorna in mente spesso, ogni volta che guardo la nostra bella Cattedrale, che accoglie tanti e tanti fedeli, e ammiro il campanile che punta diritto verso il cielo e a loro dedico queste scarne parole.

Antico e sacro Duomo di Trivento dalla bella facciata di pietra grigia, così ben ornato di simboli e colonne, tanti, passando indaffarati e distratti, appena ti volgono lo sguardo di te restano ammirati ed estasiati. Pochi sanno però quanto tu, di questa gloriosa città, di questa vetusta nostra Diocesi, per secoli, sia stato e resti il centro, il cuore, l'anima.

Eppure ogni triventino verace, sia pure emigrato in terre lontane, ti sogna sovente e, nel ripensare nostalgico a te, sicuramente rimpiange l'austera bellezza della quieta e silenziosa tua piazza, sulla quale t'affacci maestoso e che tu imponente domini. È proprio allora che, riempiendosi gli occhi di ricordi e di lacrime, ognuno, fiducioso e commosso, chiede ai Santi Patroni una particolare benedizione.

Tu sei sempre nei nostri cuori, amato e ammirato monumento di fede, a tutti ridoni momenti lieti e sereni. Ebbene, come custodisci da secoli nel tuo grembo la splendida cripta di san Casto, splendido scrigno di storia e di arte, aiutaci a conservare orgogliosi la fede, la speranza e la pace.

Quanti ti passano vicino, se entrano poi, o spinti da curiosità o con atteggiamento pio e devoto, restano conquistati subito e rapiti dalle navate tue ampie e severe. Tu diventi per loro l'amico di sempre, il geloso custode d'una vita di grazia, da trascorrere a servizio del mondo, da testimoniare alla luce del vangelo.

Ufficio comunicazioni sociali15 gennaio 2012

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