Deficit sanitario in Molise: come uscirne? | Diocesi di Trivento

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Deficit sanitario in Molise: come uscirne?

Deficit sanitario in Molise: come uscirne?Tra il debito pregresso ed il pareggio del bilancio per l’anno corrente nel Molise bisogna tagliare le spese di gestione della sanità di ottantuno milioni di euro e per questo il governo ha incaricato il commissario, dott.ssa Isabella Mastrobuono, di predisporre, pare di capire, non più tardi di fine aprile un piano di rientro dal deficit.
Questo è un primo dato ineliminabile.

Il disavanzo della sanità ha precise responsabilità politiche da parte di chi per anni ha tenuto per la stessa una gestione “allegra”, chiamiamola così.
Da questa seconda riflessione nessuno deve poter prescindere.
Tra tutti il servizio sanitario è quello che sicuramente può considerarsi in assoluto il più importante ed utile per i cittadini ed in particolare in una regione come la nostra in cui la popolazione anziana rappresenta la percentuale maggiore.

Questo è un terzo assunto difficilmente contestabile da chicchessia.
Al di là di annunci generici, dovuti sicuramente alla recentissima tornata elettorale amministrativa, di una paura generalizzata su tagli possibili di reparti o posti letto in questo o quel nosocomio, della nascita di comitati locali per salvaguardare una cura della salute adeguata sul territorio, al momento non ci risulta che esistano, nero su bianco e correttamente diffusi a livello informativo, piani di riorganizzazione della sanità nel Molise né da parte del commissario Mastrobuono, né da enti o comitati locali, organizzazioni ecclesiali, culturali, politiche o sindacali.
Circolano voci a volte poco attendibili ed altre addirittura così assurde da sembrare ridicole, come ad esempio quella di costruire un nuovo ospedale a metà strada tra Isernia e Venafro.
Questo è il terzo elemento dal quale partire per tentare di ragionare in modo sereno e costruttivo su un tema che altrimenti rischia di avvelenare l’atmosfera intorno a noi.

Un riordino dev’esserci e bisogna anche trovare le coperture economiche per il deficit.
Come farlo?
Il modo più giusto a noi pare quello di non isolare la questione sanitaria, ma di vederla all’interno di una programmazione politica, economica e sociale complessiva dell’Ente Regione. Oggi al contrario se ne sta parlando come se si trattasse di un fatto a se stante, all’interno del quale trovare le soluzioni necessarie.
Invece che ricorrere ancora ai fondi FAS, togliendoli allo sviluppo delle regioni meridionali, o alle ipotizzate vendite di beni pubblici, è possibile eliminare, prima e subito, sprechi, doppioni, compensi eccessivamente scandalosi, ruoli e funzioni burocratiche ed amministrative inutili, semplificando il quadro gestionale in modo razionale?
È attuabile una riduzione di enti subregionali, di direttori e consulenti che spesso a nulla servono se non a piazzare gli “amici” e gli “amici degli amici”?
Si può lavorare in Molise per eliminare ogni forma di ingiustizia e recuperare ai servizi le somme che molti cittadini vi sottraggono con l’evasione e l’elusione fiscale?
All’interno del servizio sanitario il discorso si fa più tecnico e concerne secondo noi anzitutto una visione chiara delle prestazioni essenziali e non negoziabili da assicurare ai cittadini sul territorio per le urgenze e l’assistenza, così come nei reparti ospedalieri di eccellenza per la cura di patologie.

Se c’è nell’immediato la necessità di ridurre posti letto o interi reparti, è evidente che una tale operazione non può essere fatta né con l’accetta, né con una visione cerchibottista, né ancora calcolando gl’interventi in linea con le necessità elettorali di chi detiene il potere o di chi vi aspira.
L’esigenza della presenza di un nosocomio con taluni reparti in una zona non è un diritto da rivendicare in assoluto, ma va valutata sul piano logistico, in relazione alle condizioni climatiche, alla raggiungibilità agevole di altri ospedali, ai sistemi di trasporto esistenti ed infine soprattutto alle necessità sanitarie dei cittadini.

La riorganizzazione ospedaliera e la nascita di servizi di medicina territoriale vanno pensati, allora, in quest’ottica e non, come molti provano a fare, seguendo logiche di tipo clientelare o campanilistico.
In altre parole il buon senso dovrebbe aiutarci a distribuire le prestazioni ed a renderle sempre più eccellenti guardando alle esigenze degli abitanti dell’intera regione secondo un sistema di solidarietà e di giustizia.

Si distribuiscano, poi, i fondi ed i posti letto in relazione alle funzioni per le quali le diverse strutture sono nate, evitando sovrapposizioni inutili di cui purtroppo abbondiamo.
Un’altra idea chiara dev’essere quella che un nosocomio esiste se è veramente tale e se sa garantire cure e ricerca, altrimenti diventa un poliambulatorio e serve solo ad illudere o ad ingannare la gente.
Le elezioni amministrative si sono tenute e dunque ora ci sono tutte le condizioni per organizzare in regione un tavolo tecnico non per continuare il chiacchiericcio dei mesi appena trascorsi, ma per confrontarsi su diverse ipotesi elaborate da soggetti e da gruppi disponibili ad impegnarsi in tale direzione.

Ci piacerebbe, intanto, che piani o almeno idee per il riordino della sanità nel Molise venissero approntati e resi pubblici, oltre che dal commissario del governo, dai cittadini, dalle forze politiche, dalle organizzazioni di categoria degli operatori della sanità, dai sindacati, dai presidenti delle province, dai sindaci ed in modo unitario da tutti i vescovi della regione.

Se il sito della Regione Molise mettesse a disposizione uno spazio al riguardo, si farebbe già un passo importante sulla via del confronto e della partecipazione.Umberto BerardoTrivento (CB), 2 aprile 2010

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