E tu, cittadino molisano, cosa pensi della bozza dello Statuto regionale? | Diocesi di Trivento

Riflessioni

E tu, cittadino molisano, cosa pensi della bozza dello Statuto regionale?

Dopo anni di rinvii la prima commissione, esaminate le proposte di legge n. 153 del consigliere Tony Incollino, n. 155 del consigliere Antonino Molinaro, n. 162 dei consiglieri Danilo Leva, Massimo Romano e Francesco Totano, ha varato un testo unificato di legge regionale concernente lo Statuto della Regione Molise.

La prima riflessione che vorremmo fare è la seguente: la bozza di Statuto è in discussione in consiglio regionale con decine di emendamenti del PDL e dei partiti di opposizione, ma nessuna forza politica si è sognata di portare tale documento in discussione tra i cittadini attraverso assemblee pubbliche o gruppi di studio. È la dimostrazione chiara di quanto la politica ormai sia lontana dal popolo ed avviluppata nella logica del potere e dell’autoreferenzialità. Assistendo ad un tale scollamento tra eletti ed elettori, è difficile continuare a parlare di partecipazione e di cittadinanza attiva se almeno i gruppi politici presenti in consiglio regionale non promuovono alcuna forma di intervento della base nella gestione della Res Pubblica.
Il presente documento, allora, ha proprio la pretesa di iniziare un discorso ed un confronto di base a partire da talune riflessioni che qui proponiamo non come verità definitive, ma quale contributo utile, speriamo, a stimolare un percorso di ricerca aperta sullo Statuto regionale che rappresenta l’insieme delle norme fondamentali che sono destinate a regolare in modo democratico la vita della collettività molisana.
Ci interessa evitare il rischio di affrontare il tema dello Statuto come pura questione di ingegneria istituzionale.
La scelta statutaria ha una valenza di tipo culturale, politico e sociale forte. Dobbiamo combattere ogni ipotesi di limitazione degli spazi democratici e lavorare per favorire un’ ampia partecipazione dei cittadini.

Ovviamente partendo da un documento schematico, ci occupiamo di talune questioni a livello di sintesi con la speranza di fare rete sul territorio e di approfondire l’analisi sulle stesse.

Partiamo, dunque, da talune considerazioni generali.
Sui principi fondamentali del Titolo I in linea di massima si può convenire, purché non restino dichiarazioni d’intenti incapaci poi di generare diritti reali.
Sappiamo bene che talune materie sono proprie dello Statuto e che altre costituiscono oggetto di leggi ordinarie, ma riteniamo anzitutto paradossale definire nel primo la forma del governo regionale, come si fa appunto nella bozza varata dalla prima commissione, senza determinare contestualmente, almeno con impegno formalizzato, l’apparato istituzionale della regione, il tipo e la funzione degli enti subregionali e soprattutto il tipo di legge elettorale che si ha in mente.
La cosa non è di poco conto, perché interessa ad esempio in generale la struttura, l’entità ed il numero degli enti amministrativi locali, ma anche il loro rapporto con i poteri della giunta e del consiglio regionale.

Diciamo questo perché la bozza di Statuto delinea a nostro avviso un potere eccessivo del presidente della giunta regionale con la nomina e revoca degli assessori a sua totale discrezione e quindi senza alcun controllo di fiducia da parte del consiglio regionale, il cui ruolo appare davvero fortemente ridimensionato.
Se a questo si aggiunge che il comma 4 dell’art. 33 prevede che “ la nomina ad assessore comporta la sospensione di diritto dall’incarico di consigliere regionale”, si capisce come il potere del presidente della giunta sugli assessori e sui consiglieri può assumere anche forme di controllo ricattatorio del loro operato.
È per questa ragione che siamo contrari all’elezione diretta del presidente della giunta regionale e favorevoli invece che essa avvenga ad opera del consiglio regionale, che approvi anche con mozione di fiducia la giunta scelta dal presidente. Questo consentirebbe un riequilibrio tra l’organo esecutivo e quello legislativo della regione, dando a quest’ultimo anche un’importante funzione di controllo.

Una legge elettorale di tipo proporzionale che immagini la possibilità di due preferenze con un premio di maggioranza per la coalizione che superi il 40% dei consensi, ma che preveda un numero di consiglieri aggiunti per la maggioranza non dai fantomatici “listini”, ma nell’entrata in consiglio dei primi non eletti, può essere un modo di garantire contestualmente la governabilità ed una democrazia partecipativa con una rappresentanza per tutti i gruppi organizzati. Se a questo aggiungiamo l’introduzione dell’istituto della cosiddetta sfiducia costruttiva, garantiamo la cosiddetta governabilità, ma anche una validazione dell’esecutivo da parte del consiglio.

Per una piccola regione come il Molise è auspicabile ridurre a venticinque il numero dei consiglieri regionali ed a sei quello degli assessori, scelti questi ultimi tra i consiglieri, ridimensionando con legge ordinaria le loro indennità ancora del tutto scandalose; in tale logica ci sembra davvero fuori luogo la nomina di un sottosegretario, così come previsto dall’art. 32 comma 3, perché le funzioni ad esso attribuite possono essere esercitate direttamente dal presidente della giunta.
Si parla tanto di risparmio nella spesa pubblica e queste determinazioni ci sembra possano favorirla.

Un’altra risoluzione, che nella bozza attuale dello Statuto non c’è e che invece a noi sembra importantissima per un ricambio generazionale e per evitare logiche di attaccamento al potere, è la previsione del limite di mandato non solo per il presidente della giunta, ma anche per gli assessori e per gli stessi consiglieri regionali. A noi pare che due mandati siano sufficienti a garantire continuità operativa e contestualmente un ricambio salutare.

Inconcepibile ancora ed addirittura scandaloso risulta il comma 3 dell’art. 20 laddove si stabilisce che “ i consiglieri che non intendono far parte del gruppo a cui hanno precedentemente aderito possono entrare a far parte di altri gruppi che ne siano consenzienti ”. Questa non è la garanzia di un’elezione senza vincolo di mandato, ma la legittimazione del trasformismo assurto a pratica politica!

Il comma 2 dell’art. 51 prevede che “L’amministrazione può ricorrere a consulenze e collaborazioni al di fuori del vincolo di subordinazione in via temporanea e con stretta finalizzazione agli obiettivi, nei casi in cui non disponga di personale adeguato o sufficiente.” Siamo certi che tale possibilità di assunzione può generare mancanza di equità, di trasparenza e rischi di clientelismo; pertanto crediamo che si debba pensare a criteri di assunzione rigorosi e sempre cristallini con sistemi concorsuali.
La richiesta di diecimila elettori per l’istituto del referendum abrogativo ci sembra eccessiva. A noi pare che cinquemila sia il numero giusto per rendere effettivo tale strumento di partecipazione.

Positiva ci appare la volontà della valorizzazione delle autonomie locali prevista nell’art. 6 e del diritto di petizione nell’art. 10, come condividiamo l’istituzione del Comitato per la legislazione, del Comitato di controllo contabile, del Consiglio delle autonomie locali, della Commissione per le parità e le pari opportunità tra uomo e donna, del difensore civico e della Consulta Statutaria.
Sono organi di garanzia e controllo dell’operato della Regione, ma anche strumenti di collegamento tra elettori ed eletti; la condizione tuttavia è quella di renderli autonomi sul piano economico, gestionale ed operativo e mai dipendenti dall’esecutivo. In tale ottica bisogna valorizzare l’autonomia decisionale di tutti gli enti locali senza accentrare ancora i poteri a livello regionale come purtroppo ancora avviene.

Nello Statuto della regione Molise risulta carente l'articolazione della democrazia partecipativa che, pur richiamata in più riprese in diversi articoli e commi, si presenta in una dimensione decisamente inattuale sul ruolo dei cittadini, delle organizzazioni sociali e dell'associazionismo di terzo settore nella società del nostro tempo.
Alcuno spazio concreto ad essi è accordato in termini di interlocuzione attiva e costruttiva nei riguardi degli organi regionali sul piano della programmazione, progettazione e verifica.
Nella maggior parte degli statuti regionali tale dimensione, nel tempo, ha assunto una portata di rilevante peso anche a seguito della legislazione più recente ( a partire dalla L. 328/2000) e dalle ipotesi di aggiornamento tuttora avviate (riforma del cap. I del Codice Civile). In questi passaggi normativi ha acquisito uno spazio molto più ampio la questione della partecipazione attiva della cittadinanza alla vita politica che, a partire dagli ambiti regionali e territoriali di riferimento, viene
esplicitata e regolamentata attraverso strumenti e modalità che sono inseriti negli statuti regionali come nelle prassi delle istituzioni che si articolano dal livello nazionale a quello locale. Il tutto sulla
base del principio di sussidiarietà che spesso viene richiamato ma che non sempre trova una corretta applicazione.
Allora occorre colmare questa carenza di non poco rilievo all'interno dello statuto della regione Molise per recuperare il coinvolgimento diretto della cittadinanza intera, dai singoli cittadini alle organizzazioni sociali e associazionismo di terzo settore, che è venuta a mancare nel corso di
una lunga stagione di aggiornamento della Carta della regione Molise.

Abbiamo studiato attentamente tutti i numerosi emendamenti allo Statuto presentati dai consiglieri regionali.
La richiesta di un’elezione del presidente della giunta da parte del consiglio è trasversale agli schieramenti di maggioranza ed opposizione e viene ad esempio dai consiglieri Niro, Chieffo, De Matteis, Chierchia, Pangia, Natalini, Bonomolo.
Ci sembra utile ancora l’istanza di Michelangelo Bonomolo dell’istituzione delle Commissioni speciali e di inchiesta e quella dello stesso Bonomolo e di Tony Incollingo per la nascita di un Consiglio regionale dell’economia e del lavoro.

Lo sbocco operativo di questo nostro lavoro di riflessione, di analisi e di proposta può essere quello della costituzione di un gruppo di studio allargato sullo Statuto regionale da insediare a breve e/o l’organizzazione di un incontro pubblico sullo stesso tema da tenere nel capoluogo regionale con la partecipazione dei consiglieri regionali che lo vogliano ed ovviamente dei cittadini interessati.

Le vostre considerazioni in merito e le eventuali firme di adesione al documento possono essere inviate intanto ai seguenti indirizzi di posta elettronica:

umbbera@tin.it

bar.novelli@micso.net

f.santagata@inwind.itdi Umberto Berardo30 ottobre 2009

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