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In cinquemila a San Gabriele per il raduno regionale dei giovani
Paolo Viana così ha descritto su Avvenire il Convegno del 2 giugno dei Giovani di Abruzzo e Molise a San Gabriele “Chiamati dall’amore vero”. Il Santuario passionista ha ospitato l’incontro regionale che ha concluso il cammino triennale dell’«Agorà». Nonostante la pioggia, i partecipanti sono stati cinquemila.
Il tema del meeting era: «Ingaggiati da Cristo».
«Anche Gesù, che era Gesù, ha fallito con il giovane ricco, ma non si è scoraggiato. Questa è la forza di un progetto educativo e questa forza risiede innanzi tutto nel metodo che usiamo per rapportarci agli altri». Farsi ingaggiare da Cristo – il tema dell’Incontro dei ragazzi abruzzesi e molisani che ha concluso il cammino triennale dell’Agorà dei giovani – è quindi anche questione di metodo, come ha spiegato ieri pomeriggio a Isola del Gran Sasso l’arcivescovo di Lanciano-Ortona, Carlo Ghidelli. Il presidente della Conferenza episcopale abruzzese e molisana ha concluso con la celebrazione eucaristica la riflessione aperta al mattino nel Santuario di San Gabriele dell’Addolorata, di fronte a cinquemila giovani che hanno affollato il tempio passionista malgrado la pioggia torrenziale. Una risposta eccezionale, che ha premiato il lavoro degli uffici diocesani, coordinati da don Agostino Lauriola: «Un successo determinato dalla coralità con cui è stato organizzato tutto questo», ha commentato don Nicolò Anselmi, responsabile del Servizio nazionale per la pastorale giovanile.
Nella sua omelia, Ghidelli ha invitato i giovani a non rassegnarsi di fronte alle sconfitte della vita, citando altri insigni «insuccessi » pedagogici, come quelli di san Paolo, da Atene a Corinto. L’esortazione è andata a rinforzare quelle lanciate, con la catechesi, dal vescovo di Avezzano, Pietro Santoro. L’analisi del presule è partita dal casting del Grande Fratello «dove ci sono ragazze che bramano di entrare nella casa perché, dicono, così qualcuno si accorge che esistono», per arrivare all’infinita attesa di Godot ed ammonire i ragazzi: «Fuggite gli speculatori mediatici» perché «c’è un Altro che ha una Parola per me, che cerca proprio me, cioè ognuno di voi, in relazione alla vocazione che ciascuno ha di esprimere il proprio amore, attraverso il matrimonio o la vita religiosa».
Un tema, quest’ultimo, cui è stata dedicata la prima tenda del dialogo del pomeriggio, in cui l’arcivescovo di Campobasso-Boiano, Giancarlo Maria Bregantini, ha approfondito il rapporto tra la vocazione e le difficoltà della vita ricorrendo all’immagine della tempesta affrontata da Paolo prima di giungere a Malta (narrata nel capitolo 27 degli Atti degli Apostoli). Alla famiglia è stata dedicata la tenda del dialogo con il vescovo di Termoli-Larino: Gianfranco De Luca ha ricordato che «l’amore è una potenza realizzatrice immensa per l’uomo, eppure bisogna imparare ad amare, uscendo dalla logica di prendere tutto e subito per assumere quella del dare e del seminatore, che sa aspettare».
Mentre si svolgeva questo dialogo, l’arcivescovo dell’Aquila Giuseppe Molinari, il vescovo di Trivento Domenico Scotti, il vescovo di Sulmona-Valva Angelo Spina e il vescovo di Isernia-Venafro Salvatore Visco ascoltavano i dubbi dei ragazzi nella confessione. «Oggi è tempo di gran confusione – ha ammesso Santoro – i ragazzi sono chiamati da ogni parte e faticano a cogliere la chiamata di Gesù ». Un aspetto approfondito in un’altra tenda con l’arcivescovo di Chieti-Vasto, Bruno Forte: «Per diventare cercatori di Dio occorre partire dalle domande vere del cuore e accettare di mettersi in gioco. Cristo è non solo la risposta ma anche la sovversione delle domande perché ci offre risposte a un livello più alto, quello della conversione del cuore. Dall’incontro tra le nostre domande e la verità di Gesù nascono i cammini di vita nuova: la preghiera, la Chiesa, la carità vissuta, la gioia della bellezza di Dio».
Questa bellezza si esprime attraverso il Creato e va difesa: l’ha sottolineato l’arcivescovo di Pescara-Penne, Tommaso Valentinetti, esortando i giovani a «tornare a essere partecipi del nostro futuro, praticando stili di vita e di consumo sostenibili». Anche affrontando l’agorà della politica da protagonisti, pronti a testimoniare la propria fede, come ha invitato a fare il vescovo di Teramo-Atri Michele Seccia: «Dobbiamo andare oltre la politica di basso livello del nostro tempo e tornare alla politica dei problemi, in primis quella che affronta il tema del lavoro e del futuro dei giovani». Perciò, ha sottolineato Santoro, «se siete ingaggiati da Cristo, non rannicchiatevi e rispondete senza esitazione alla 'convocazione', siate anticonformisti se ciò significa testimoniare la fede e abbiate il gusto alternativo di coltivare il vostro grande sogno. Siate come don Peppino Diana, il prete ucciso dalla camorra, che ha preso posizione davanti alla croce. Dio ci vuole sognatori e non passivi consumatori di quel che la società ci impone».
Tuttavia, per incontrare il Signore, ha concluso Ghidelli, «bisogna porre la domanda giusta al Signore e porsi in ascolto della sua risposta, cosa che il giovane ricco non fa. E soprattutto bisogna lasciarsi fare da Lui, permettere allo sguardo d’amore di Dio di posarsi su di noi».
Paolo Viana - AvvenireSan Gabriele (TE), 4 giugno 2009