Quarta Domenica di Pasqua | Commento al Vangelo

Commento al Vangelo

Quarta Domenica di Pasqua

Liturgia: At 13, 14.43-52; Sal 99; Ap 7, 9.14b-17; Gv 10, 27-30Quarta Domenica di Pasqua 27Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. 28 Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. 29 Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. 30 Io e il Padre siamo una cosa sola».

Le parole di Gesù sono scandalo per i giudei increduli; non per le sue pecore che riconoscono e ascoltano la sua voce, lo seguono e non periranno mai. Chi è aperto alla fede ascolta; chi ascolta ha la vita e ha una unione personale e profonda d’amore col Signore. L’ascolto implica la sequela, l’azione e l’impegno. Solo così si portano frutti di vita e si è protetti dai ladri e si è resistenti alle prove e alle persecuzioni; si resiste anche davanti alle tempeste. Chi appartiene al gregge riconosce la voce di Cristo come quella del buon Pastore che agisce a nome del Padre.

Dietro le parole di Gesù c’è il tema del Tempio a motivo della vicinanza della festa della sua dedicazione. Nel tempio Gesù ritrova il paralitico guarito e l’adultera perdonata. Nel tempio si trova la comunione fra il Padre e il Figlio e in questo rapporto l’uomo trova il perdono e la pace della misericordia. Noi siamo "le sue pecore", la cosa più preziosa agli occhi di Dio che nessuno può rapire dalle sue mani. Il Tempio nuovo è Gesù, il suo "corpo" offerto per amore.

"Le mie pecore (...) nessuno può strapparle dalla mano del Padre". E Paolo, nella lettera ai Romani, traduce: "Nessuno potrà mai separarci da Dio". Questo è il vangelo, l'eterna buona notizia dell'immenso dono di Dio. E questo, in ogni suo intervento, non si stanca di dire e ridire Papa Francesco! Più chiare e definitive le parole di Gesù: "Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno". L'assoluta certezza dell’amore misericordioso di Dio non è opera nostra. Anch’essa è dono di Dio.

"Io e il Padre siamo una cosa sola". Da questa luce sulla Trinità, irradia il desiderio ultimo di Gesù, lasciato ai suoi come testamento: "Che tutti siano uno". La fraternità universale non è utopia perché nasce dall’intimo di Dio che è Padre di tutti. Un solo Dio, padre, e tutti fratelli. Tutto il vangelo è qui.Mons Angelo Sceppacerca21 aprile 2013
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