Domenica 20 Giugno | Commento al Vangelo

Commento al Vangelo

Domenica 20 Giugno

Liturgia: Zc 12, 10-11; 13, 1; Sal 62; Gal 3, 26-29; Lc 9, 18-24Domenica 20 GiugnoUn giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elia; altri uno degli antichi profeti che è risorto». Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio». Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno.
«Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».
Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà.

Domande e risposte sulla realtà che resta quella che è: la vita finisce con la morte. Gesù rompe questa legge inesorabile, inserendo il seme della resurrezione. A due condizioni: crederlo figlio di Dio e fare la sua stessa strada, mettendo da parte noi stessi e accettando la croce. E’ la questione seria, per questo Gesù ha un atteggiamento severo verso i discepoli, ai quali ordina di non dirlo a nessuno. Prima devono essere consapevoli che, prima, viene il soffrire e il morire.

Per questa necessità della croce e del molto patire prima della resurrezione, l’evangelista Luca quasi anticipa il momento in cui Gesù “prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme”. La croce fa parte del “chi è Gesù”, della sua identità. Se non si accetta la passione, vuol dire che non si conosce il Cristo di Dio, nemmeno si comprende la nostra condizione di discepoli.

La preghiera del Signore è in solitudine, eppure i discepoli “erano con lui”; Gesù li mette a parte della sua unione con Dio. Ora viene la domanda sulla fede: “Le folle, chi dicono che io sia?”. Le tre risposte hanno tutte a che fare con la resurrezione; non ci si potrebbe riferire al Battista se non fosse risorto ed Elia è l’unico profeta “assunto in cielo in un carro di fuoco”; infine Gesù sarebbe uno degli antichi profeti risorto. Anche le folle sono sulla pista dell’unica risposta soddisfacente alla domanda se tutto finisce con la morte.

Che vuol dire rinnega te stesso?
“Non credere che, perché il mondo t’entra in casa attraverso certe radio, la televisione, e i giornali tu sia autorizzato ad ascoltare ogni programma o a vedere ogni trasmissione ed ogni manifesto. Non credere che, perché sei nel mondo, ogni maniera di vivere del mondo possa essere tua: le facili esperienze, l’immoralità, l’aborto, il divorzio, l’odio, la violenza, il furto. No, no. Tu sei nel mondo. E chi non lo vede? Ma tu non sei del mondo. La voce di Dio dentro di te ti fa entrare, se l’ascolti, in un regno dove si vivono l’amore vero, la giustizia, la purezza, la mansuetudine, la povertà, dove vige il dominio di sé. Il mondo t’investe come un fiume in piena e tu devi camminare contro corrente. Dove mettere i piedi? In quelle orme che Cristo stesso ti ha segnato: sono le sue parole. Rinnega te stesso. La vita della tua anima comincerà a crescere e fuori il mondo ti parrà di cartone” (Chiara Lubich).
“Gesù si dirige risolutamente verso Gerusalemme per portare a compimento, con la morte in croce e la risurrezione, la sua missione salvifica. I discepoli sono coinvolti in questa decisione: Gesù li invita a fare una scelta che li porterà a distinguersi dalla folla per diventare la comunità dei credenti in Lui, la sua famiglia, l’inizio della Chiesa. La Croce è sempre dura da accettare. Tale è pure la fede di noi, cristiani di oggi” (Benedetto XVI).

A pensarci bene, il dolore accettato per amore non è solo un accessorio obbligato della resurrezione, ne è anche il segno più eloquente e maturo. Su tutte, le parole del centurione – un pagano! – che si trovava di fronte a lui e che, avendolo visto spirare in quel modo, disse: «Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!» (Mc 15, 39).Mons Angelo Sceppacerca20 giugno 2010

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