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Ricorrenze in Diocesi
In genere, al termine di giugno o all'inizio di luglio, molti presbiteri diocesani ricordano con commozione e responsabilità l'anniversario della loro ordinazione sacerdotale. Siccome il Ministero Sacerdotale è uno strumento d'amore nelle mani del Signore giunga di tutto cuore a tutti loro il più fervido augurio affinché possano continuare con la stessa forza a prestare la loro opera al servizio di Dio e del prossimo.
Noi anche quest'anno vogliamo ricordare gli anniversari più significativi. Per i nostri eccellentissimi Vescovi vale la pena ricordare e pregare per il quarantaquattresimo di episcopato e per il settantesimo di sacerdozio di S. Ecc mons. Enzio D'Antonio (in foto), per il quattordicesimo di episcopato e per il cinquantaduesimo di sacerdozio dell'altro Vescovo emerito Domenico Scotti e per il secondo di episcopato e il ventinovesimo di sacerdozio del nostro Vescovo Claudio. Per quanto riguarda i nostri sacerdoti: mons. Antonio Iacovetta, il nostro presbitero decano, celebra il sessantanovesimo e don Felice Fangio il suo cinquantacinquesimo; don Mario Fangio, padre Peppino Palumbo, mons. Gino Di Ciocco e don Mimì celebrano il loro cinquantesimo; infine ricordano: don Antonio Mascia il quarantacinquesimo, don Eliodoro Fiore il trentacinquesimo, don Gigino Moscufo il trentesimo, don Ricci Angelo il venticinquesimo, mons. Mastrangelo Luca il ventesimo.
Invitiamo tutti i fedeli della Diocesi a ringraziare il Signore per queste belle vocazioni e, allo stesso tempo, a chiederne sempre di nuove, tutte entusiastiche, appassionate e sante. Dall'amore che i sacerdoti portano alla loro vocazione dipende anche la riuscita, la fedeltà e la grandezza come uomini. La loro vita sia sempre una gioiosa celebrazione eucaristica in quanto, diventati Alter Christus, con l'imposizione delle mani dei vescovi che li hanno ordinati anni fa, possano rimanere uniti a Cristo e come gli Apostoli sappiano annunziare e accendere nei loro parrocchiani l'ardente desiderio di proclamare che Cristo è veramente risorto!
Ogni fedele possa capire cosa voglia dire essere sacerdote secondo il cuore di Cristo perché sempre egli mostra concretamente cosa significhi amare, guidare ed accompagnare una porzione di gregge che Dio gli ha affidato. Amare per Gesù è un impegno personale indispensabile: "Colui che accetta i comandamenti e li osserva, costui mi ama". Il sacerdote incarna e testimonia quell'amore che prolunga l'azione di Gesù in favore di tutti. Diventare sacerdote è dare la vita, consumarla per la causa di Gesù.
Papa Francesco, nel giugno di due anni fa, ai sacerdoti ha rivolto questo variegato invito: «porgete la spalla, metteteci il cuore, aiutate le persone a discernere il bene, nella confessione, aiutate a illuminare lo spazio della coscienza personale con l'amore infinito di Dio, parlate al cuore della gente».
Ciò, per me prete, significa prestare la spalla alla mia gente, alle famiglie, ai giovani, agli anziani, ai più poveri che la società scarta e abbandonata ai bordi della strada, come pure alla pecora smarrita, alla stregua dei patriarchi: Abramo, Mosè, san Giuseppe … Ma è proprio quando noi presbiteri porgiamo la spalla alle necessità dei nostri fratelli che allora sperimentiamo veramente, con stupore e gratitudine, che un Altro già porta noi in spalla.
Sempre possiamo conservare ancora lo zelo che in un giorno, per alcuni tanto lontano, ci ha fatto pronunciare quell'adesione al farsi come Cristo: è questa la vera forza del Vangelo di andare di corsa per annunciare con slancio gioioso, come accaduto a Emmaus, la Buona Notizia a tutti. Questo è quell'agire col cuore che rappresenta la consapevolezza della grandezza del dono della vocazione sacerdotale, un dono che non disconosce la debolezza umana, ma la vivifica e la rinforza attraverso la grazia. Solo così sarà possibile per un prete aiutare e accompagnare le persone al discernimento quotidiano verso il bene, pur senza essere specialisti, ma sempre nella convinzione della necessità di una «morale della situazione». E' anche fare spazio nella confessione per illuminare la coscienza personale o avvicinare la gente, sempre e comunque con quella disponibilità che sgorga da un cuore che riconosce nel prossimo il volto di Cristo e parlare al cuore di tutti.
Questi comportamenti, si badi bene, non nascono esclusivamente da qualità umane, ma scaturiscono anche da un'intensa vita di silenzio, riflessione e preghiera, come pure dall'affidarsi allo sguardo di Maria riconoscendola Madre e sostegno della vita sacerdotale.
Concludendo, nel fare gli auguri a tutti i presbiteri per i loro felici anniversari di ordinazione, preghiamo perché non disperdano il giovanile entusiasmo del grande "Eccomi", e, a proposito, invitando i giovani a fare un buon discernimento sulla propria vita futura, mi permetto di citare un pensiero, ormai storico ed efficacissimo, di don Primo Mazzolari; "Si cerca per la Chiesa un uomo senza paura del domani, senza paura dell'oggi, senza complessi del passato. Si cerca per la Chiesa un uomo, che non abbia paura di cambiare, che non cambi per cambiare, che non parli per parlare. Si cerca per la Chiesa un uomo capace di vivere insieme agli altri, di lavorare insieme, di piangere insieme, di ridere insieme, di amare insieme, di sognare insieme. Si cerca per la Chiesa un uomo capace di perdere senza sentirsi distrutto, di mettersi in dubbio senza perdere la fede, di portare la pace dove c'è inquietudine e l'inquietudine dove c'è pace. Si cerca per la Chiesa un uomo che abbia nostalgia di Dio, che abbia nostalgia della Chiesa, nostalgia della gente, nostalgia della povertà di Gesù, nostalgia dell'obbedienza di Gesù. Si cerca per la Chiesa un uomo che non confonda la preghiera con le parole dette d'abitudine, la spiritualità col sentimentalismo, la chiamata con l'interesse, il servizio con la sistemazione. Si cerca per la Chiesa un uomo capace di morire per lei, ma ancora di più capace di vivere per la Chiesa, un uomo capace di diventare ministro di Cristo, profeta di Dio, un uomo che parli con la sua vita. Si cerca per la Chiesa un uomo".
Ufficio comunicazioni socialiTrivento, 28 giugno 2019