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Consacrazione della Chiesa di san Giorgio nel villaggio di Melgush (Albania)
Carissimi,
la comunità delle Sorelle Francescane della Carità presente in Albania vuole comunicarvi la gioia sperimentata il 13 novembre in occasione della Consacrazione della Chiesa di san Giorgio nel villaggio di Melgush, secondo villaggio in cui da un anno lavoriamo. L'esperienza di questa giornata non è stata forte solo per il momento religioso vissuto insieme al vescovo mons. Angelo Massafra, ai sacerdoti presenti, tra cui anche il nostro carissimo don Antonio Mascia, alle suore delle diverse Congregazioni che ci hanno dato la gioia della loro presenza, ma è stata anche una esperienza intensa in tutta la sua preparazione poiché il tutto è scaturito da una collaborazione fra lavoratori cattolici e mussulmani, uomini e donne di buona volontà, benefattori italiani, che hanno lavorato per noi e con noi.
Ci piace sottolineare, a tal proposito qualcosa, che forse non si conosce sulla pacifica convivenza fra cattolici e mussulmani, convivenza che conosciamo bene poiché ne facciamo esperienza nel villaggio dove viviamo. L'Albania ha sempre vantato l'eredità di una lunga tradizione di tolleranza, che ha permesso la coesistenza più o meno pacifica delle sue comunità religiose.
In Albania, la tolleranza non è il risultato di una presa di coscienza civica e individuale. Essa riposa, al contrario, su un sistema religioso tradizionale che le dà una configurazione del tutto unica e specifica rispetto al mondo europeo e alla realtà balcanica.
È necessario cercare di comprendere questo sistema religioso tradizionale, di vedere, cioè, come la religione è percepita in Albania e su che cosa si fonda nello spirito dei suoi abitanti, al fine di avere un'idea delle caratteristiche e degli eventuali limiti di tale tolleranza.
La specificità della situazione religiosa albanese si traduce nel fatto che tre confessioni – l'Islam sunnita, il Cattolicesimo e l'Ortodossia – giocano storicamente un ruolo predominante e riposano sul medesimo fondamento religioso. Esso è costituito dalle credenze tradizionali del popolo che, sovrapponendosi ai dogmi delle religioni rivelate, neutralizzano le loro differenze e creano la base della tolleranza di cui parliamo.
È importante comprendere che il concetto fondamentale nella religiosità albanese non è quello di religione, ma quello del divino o del sacro. Il divino non ha frontiere. È al di sopra di ogni divisione religiosa. Questa convinzione si riassume nella frase molto frequente per gli albanesi: "Dio è uno", sottintendendo: "Non esiste che un solo Dio comune a tutti".
Ciò che da sempre interessa ai credenti non è a quale santo rivolgere la propria preghiera, ma che essa venga esaudita. Similmente, in un prete, essi non vedono il rappresentante di una confessione religiosa, ma piuttosto "l'uomo di fede".
Con lo sguardo rivolto su questo panorama assai vario, una piccola finestra si apre ancora una volta sulla nostra realtà di missione.
L'esperienza della consacrazione di una chiesa è sempre un momento di grande emozione per tutti i cristiani, ma in un paese che ha avuto periodi bui, questo momento diventa davvero: giorno "d'immensa gioia".
Il profumo del Crisma, il calore della luce, il suono della campana che mai si era udito in questo villaggio,hanno fatto si che l'esperienza dei discepoli di Emmaus venisse sperimentata ancora una volta e che questo popolo ancora una volta si trovasse, nell'intimità di una cena, a riconoscere l'unico Dio per potergli ripetere "resta con noi Signore, perché si fa sera!".
Grazie a tutti coloro che in un modo o nell'altro hanno fatto si che questo giorno da normale si trasformasse in speciale. Pace ai vostri cuori.
In preghiera sr. Gelsomina, sr. Rosa, sr. Nina.
Sorelle Francescane della CaritàMelgush (Albania), 22 novembre 2010