I preti delle tende | Diocesi di Trivento

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I preti delle tende

I preti delle tende

Tra i tanti sfollati costretti a vivere nelle tende dal 6 aprile c’è anche mons. Giuseppe Molinari, arcivescovo de L’Aquila. Il SIR lo ha incontrato all’indomani dell’annuncio dell’arrivo del Papa tra la sua gente. “La vicinanza del Santo Padre che mi ha telefonato all’indomani della tragedia – spiega l’arcivescovo – mi ha commosso fin dall’inizio. Il suo arrivo è tanto atteso dagli aquilani che più volte negli scorsi anni mi avevano espresso il desiderio di avere il Papa tra loro. Una presenza importante non solo perché richiamerà l’attenzione sulla nostra realtà ma, ancora di più, perché è il successore di Pietro e, come negli atti degli apostoli si legge che la sua ombra era capace di guarire, così la presenza del Papa risveglierà la speranza e riporterà la guarigione delle anime, fondamentale come la cura dei corpi. Un invito a liberarci dalla sfiducia e da ciò che rischia di uccidere la speranza dentro di noi”.

In che modo la fede sta accompagnando la sua gente in questo tempo di dolore e di smarrimento?
“Ripenso ad una scena che ho visto nella parrocchia di S.Maria Assunta a Paganica, qui vicino a L’Aquila. Quando la sera del lunedì di Pasqua ho celebrato la messa i Vigili del Fuoco hanno portato, nel tendone, la statua del protettore e la statua della Madonna Addolorata. Alla fine della celebrazione alcune signore, avanti con gli anni, si aggrappavano a questa statua della Madonna. Ma questo non era fanatismo, non era una recita superficiale, bensì la consapevolezza di questa vicinanza di Dio, dei suoi Santi e della Vergine Maria verso cui il nostro popolo ha una grande devozione. Una religiosità popolare che, pur con i suoi limiti, è una delle grandi risorse del nostro popolo. Certo la secolarizzazione si fa sentire ma la maggioranza delle persone resta ancorata a queste radici cristiane come la laboriosità, l’onestà e la famiglia. Molti hanno notato questa dignità e questa grande fede che non è venuta meno anche in un momento come questo”.

Nelle tendopoli ci sono i sacerdoti diocesani accanto alla gente, presenze spesso ignorate dai grandi mezzi di comunicazione...
“I sacerdoti stanno dimostrando tanta generosità, tanta fede e amore per il nostro popolo. Molti continuano a vivere nelle tende o nelle macchine e sui treni per stare vicini alla loro gente. Ho incontrato sacerdoti preoccupati perché non riuscivano a trovare dei giocattoli per i bambini delle loro comunità. Per ognuno di loro si potrebbero fare esempi di vicinanza alle comunità e di attenzione sia alla dimensione religiosa e spirituale sia agli aspetti più concreti. Noi siamo molto grati a chi viene da fuori per darci una mano anche nella cura delle anime, ma a tutti ripetiamo che non si parte dal nulla perché i nostri sacerdoti stanno già facendo un lavoro straordinario secondo il programma che, come diocesi, stiamo portando avanti”.

Il SIR lavora con oltre 180 giornali diocesani riuniti nella Fisc: quale suggerimento a questi giornali del territorio?
“La preghiera che vorrei fare ai giornali cattolici è di non aver paura di sottolineare gli aspetti spirituali e di fede, evitando, come fanno altri, l’affannosa ricerca del fatto sensazionale. Questa è una tragedia che interroga molto le coscienze perché ci fa capire dove sta l’essenziale. Per questo, credo che i giornali cattolici debbano preoccuparsi di guardare anche agli aspetti più profondi. In questi giorni sto rileggendo il libro di Giobbe che ci dice molte cose sul mistero del dolore che solo Dio può spiegare. Un giornale cattolico può riuscire a collegare questo nostro dramma al mistero del dolore di Cristo, per vedere, anche nella tragedia, la fecondità di questo dolore per noi, per la nostra Chiesa e per tutti”.

L'articolo pubblicato su agensir.it il 21 Aprile 2009

SIRL'Aquila, 22 aprile 2009

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