La dottrina Sociale della Chiesa e lo sviluppo delle aree interne | Diocesi di Trivento

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La dottrina Sociale della Chiesa e lo sviluppo delle aree interne

La dottrina Sociale della Chiesa e lo sviluppo delle aree interne

Sabato pomeriggio 3 novembre si è svolto a Trivento (CB) presso il Centro Sociale di Colle San Giovanni il primo dei due incontri previsti nella programmazione di un convegno organizzato dalla diocesi di Trivento sui problemi delle aree interne.

Oltre al vescovo, S.E. mons. Domenico Scotti, al vicario, mons. Domenicantonio Fazioli, al direttore della Caritas abruzzese e molisana, don Alberto Conti, al direttore dell’Ufficio per i problemi sociali e del lavoro, erano presenti alcuni parroci, numerosi sindaci ed amministratori locali, il presidente della provincia di Campobasso, D’Ascanio, i consiglieri regionali Marinelli e Molinaro, il deputato Astore, esponenti di partiti politici e numerosi cittadini interessati all’iniziativa.

Dopo una presentazione delle finalità del convegno tenuta da chi scrive, il vescovo ha posto un saluto ai presenti sottolineando come il fine dell’azione politica dev’essere proprio il bene comune come bene di tutti e di ciascuno al quale dobbiamo tendere con la necessaria tensione morale.

Una relazione davvero interessante quella del dott. Cristiano Nervegna, segretario nazionale del movimento lavoratori di azione cattolica, che ha ripercorso il pensiero della Chiesa sul bene comune attraverso i suoi numerosi documenti ufficiali, sottolineando come nella Dottrina Sociale della Chiesa è la dignità della persona che costituisce l’elemento fondamentale di ogni elaborazione politica e socio-economica.

È seguito un dibattito vivace e costruttivo cui hanno partecipato in tanti cominciando già a sottolineare taluni tra i problemi più importanti da risolvere perché nel territorio possano crearsi le basi per il rilancio di un’economia legata alle risorse specifiche del territorio.

Sono emersi molti temi da porre al centro dell’attenzione comune: le cause della contrazione demografica; la riduzione degli sprechi e la gestione delle risorse pubbliche; il ridimensionamento di taluni enti ormai inutili; i problemi della viabilità e dei trasporti; la questione dei servizi sanitari; l’eguaglianza delle persone nei diritti; l’eliminazione delle battaglie di campanile per favorire politiche di progettualità comprensoriali.

Hanno partecipato al dibattito Gabriele Di Paolo, consigliere comunale di Castelguidone, Orazio Ciummo, sindaco di Rionero, Nicola D’Ascanio, presidente della Provincia di Campobasso, Giuseppe Astore, deputato, Domenico Di Lisa, consigliere comunale di Roccavivara, Antonino Molinaro, consigliere regionale, Giggino D’Angelo, sindaco di Montefalcone, Gelsomino De Vita, sindaco di Agnone, Enrico Petta, assessore di Torrebruna, Scarano Giuseppe, segretario regionale del Molise dello SDI, Mario Cistriani, consigliere comunale di Montefalcone e Giorgio Marinelli, assessore regionale.

Il dato positivo è che tutti sono consapevoli che le aree interne hanno toccato nella crisi un punto di non ritorno e che dunque c’è davvero la necessità di un lavoro comune per uscire dal tunnel; quindi gli amministratori presenti hanno plaudito unanimemente all’iniziativa della diocesi e si sono detti disponibili ad assumersi le necessarie responsabilità per elaborare un percorso di rilancio dei territori montani del Molise.

Su questa prospettiva da definire nelle linee essenziali in un prossimo incontro da tenere forse in febbraio si è chiuso il primo appuntamento del convegno.
Le riflessioni che di seguito esponiamo sono quelle che abbiamo proposto in apertura agli amministratori partecipanti all’incontro di sabato.

La diocesi di Trivento attraverso i suoi uffici pastorali ha cercato sempre di tenere sotto osservazione le dinamiche demografiche del territorio su cui insiste, ma soprattutto di sentire ed interpretare i bisogni spirituali, culturali, sociali, economici e più in generale umani delle persone a lei affidate nella pastorale.
Non ricorderemo nei dettagli le indagini e gli studi condotti sistematicamente dalla Caritas solo per brevità, ma vogliamo sottolineare come ci si è mossi sempre con l’unico scopo di creare quella giustizia sociale cui da cristiani siamo chiamati dal Vangelo e da cittadini siamo interpellati dalla coscienza di appartenenza ad una comunità in cui siamo tenuti a vivere il valore della solidarietà.
In questo cammino crediamo si debba molto all’attività della Caritas diocesana, così intelligentemente diretta da don Alberto Conti.
Anche ultimamente, analizzando i dati sull’andamento demografico delle parrocchie relativi al dicembre del 2006, abbiamo rilanciato il grido d’allarme sulla desertificazione delle aree interne.

Se oggi è proprio la diocesi che chiama gli amministratori a riflettere sulla Dottrina Sociale della Chiesa e sulla soluzione possibile dei problemi legati allo sviluppo economico dei nostri paesi, questo si deve alla necessità per i cristiani di vivere contestualmente la dimensione orizzontale e verticale della fede.
Siccome ovviamente questa diocesi ha a cuore le sorti delle popolazioni che vivono sul suo territorio e poiché è molto preoccupata per il loro futuro, ha ritenuto opportuno organizzare questo convegno che ha fondamentalmente due finalità: riflettere sulla Dottrina Sociale della Chiesa e sul bene comune cercando anche in concreto le vie di uscita alla crisi economica che attanaglia i comuni in cui operiamo.
Per questo le giornate di studio e di riflessione operativa sono due ed hanno alla base i seguenti temi: “La dottrina sociale della Chiesa ed il bene comune” e “Un piano di sviluppo per le aree interne nel contesto di uno più generale per le due regioni su cui insiste la diocesi di Trivento”.
In questa prima giornata, cui sono stati chiamati gli amministratori eletti nella diocesi, il dott. Cristiano Nervegna ha illustrato il pensiero della Chiesa sull’organizzazione del mondo del lavoro e più in generale della società al fine di realizzare quel bene comune su cui i Cattolici italiani hanno tenuto da poco una riflessione molto approfondita nella XLV Settimana Sociale di Pistoia e Pisa.
In un secondo incontro, cui saranno chiamati tutti coloro che a vario titolo si occupano di problemi sociali e che sarà programmato fra qualche mese, in modo da dare a tutti gli amministratori la possibilità di maturare un contributo positivo, si rifletterà sull’idea di elaborare un concreto piano di sviluppo per le aree interne.

Si è auspicato a tale proposito che le amministrazioni locali organizzino delle sedute monotematiche dei consigli comunali su tale tema in modo da avere un dibattito di base in grado di stimolare la partecipazione e di raccogliere proposte concrete proprio da chi i problemi del territorio li vive in prima persona.
Desideriamo sottolineare, come d’altronde risulta chiaro da quanto andiamo dicendo, che l’intento del lavoro messo in cantiere dalla diocesi di Trivento non è accademico, ma fortemente pragmatico, perché l’augurio è che il convegno si concluda con uno sbocco fortemente operativo: la costituzione di un tavolo paritetico di tutte le forze impegnate nel territorio per la definizione appunto di un piano di sviluppo economico dell’area da realizzare almeno nell’arco di un quinquennio.

Senza un tale risultato diciamo subito con franchezza che sarebbe sconfitto l’impegno nel mettere in atto questo tentativo di riflessione comune sui problemi attuali della nostra gente, ma soprattutto nessuno avrebbe più ragioni per spiegare all’intera cittadinanza l’inefficienza di progettualità delle classi dirigenti che si chiamano così proprio perché il loro compito è quello di programmare il futuro della popolazione.
Il rapporto ISTAT 2006 sui dati relativi alla povertà in Italia ci dice che nel Molise la percentuale delle famiglie povere, quelle cioè con una spesa media mensile inferiore a 970 euro, è del 18% e la maggior parte di esse vive nelle aree montane.
Finora dobbiamo prendere atto con onestà che tutti i piani di sviluppo elaborati dalle regioni Abruzzo e Molise hanno seguito la logica dei poli, abbandonando al proprio destino purtroppo le aree interne.

Anche recenti provvedimenti (finanziamenti alle imprese con l’art.15, nomine negli enti subregionali, sistema di assistenza agli anziani, piano sanitario regionale per il Molise ) non hanno avuto alcun confronto preventivo con le popolazioni ed hanno suscitato reazioni molto negative nell’opinione pubblica.
Il problema della crisi delle aree interne ovviamente riguarda tutti e sulla necessità di risolverlo non possiamo dividerci per appartenenza ideologica, di schieramento politico o di altro tipo, ma abbiamo la necessità di concentrare l’impegno e lavorare in modo sinergico per individuare strade di sviluppo economico che possono ridare speranza a popolazioni altrimenti destinate come in passato all’emigrazione.
I primi di ottobre si è tenuto a Termoli il convegno nazionale “Regionando di sviluppo fra convergenza e competitività”.
In quell’ambito si è sostenuta la necessità di una programmazione diversa da quelle del passato, legata ai bisogni del territorio, ma unitaria ed integrata con un sistema di sviluppo nazionale.

Noi pensiamo che si debba insistere sul riscatto delle fasce deboli della popolazione delle aree interne, fondando il processo di sviluppo sulla loro responsabilizzazione nella ricerca di un’imprenditorialità autoctona, dotata di eccellenza professionale e debitamente sostenuta dalle istituzioni locali che devono recuperare somme per il decollo economico anche dal risparmio cercato nella gestione della pubblica amministrazione, dove si deve avere il coraggio di eliminare enti ormai davvero senza alcuna utilità.

Sono scelte difficili, perché cozzano spesso contro mentalità campanilistiche o clientelari, ma vanno fatte perché necessarie alle esigenze di vita delle popolazioni.
Il principale obiettivo che dobbiamo darci in ogni caso è quello di ricreare una cultura del lavoro e dell’imprenditorialità che a nostro avviso è venuta meno soprattutto tra numerosi giovani per molte ragioni, ma soprattutto a causa delle tante promesse del cosiddetto “posto” che hanno finito per orientare parecchi verso una sorta di parassitismo attendistico ed assistito.

Non vogliamo certo affrontare in modo analitico e preliminare i discorsi dei mezzi per realizzare piani di sviluppo sostenibili, però vorremmo almeno sottolineare come oggi manchino ancora in molte zone infrastrutture elementari e nemmeno troppo costose, ma anche politiche adeguate e compatibili con il territorio, quali ad esempio efficienti sistemi di trasporto, vie telematiche veloci, maggiore facilità di accesso al credito ed una fiscalità differenziata in relazione a situazioni orografiche, demografiche o climatiche.

È noto a tutti come nel nostro ambiente ci sia una carenza notevole di partecipazione sociale e politica e permanga l’idea di delegare ai partiti o ai sindacati la soluzione dei problemi del territorio.

Questo convegno organizzato dalla diocesi vuole allargare la condivisione sulle questioni attinenti la vita sociale e stimolare tutti a dare il proprio contributo d’idee alla trasformazione economica e sociale delle nostre zone.
È proprio in vista di tale obiettivo che vogliamo invitare esponenti del mondo ecclesiale, politico, imprenditoriale, culturale, sindacale, delle associazioni del terzo settore e del volontariato ed in generale i cittadini a riflettere sulle vie più opportune da seguire per ridare speranza ad un’area altrimenti destinata a ridursi a riserva o, peggio ancora, a terra da niente.

Speriamo allora che al termine delle due giornate di questo convegno si possa costituire un coordinamento destinato a far nascere un tavolo per l’elaborazione di un piano di sviluppo per le aree interne da realizzare come dicevamo almeno in un quinquennio.

Ovviamente ci auguriamo che le diverse comunità locali, stimolate anche dalle amministrazioni comunali e dalle parrocchie, riescano a loro volta a partecipare attivamente a tale elaborazione con documenti da far pervenire ad un’apposita commissione di studio.

di Umberto BerardoTrivento (CB), 5 novembre 2007

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