Commento al Vangelo
Domenica 29 settembre
Liturgia: Nm 11, 25-29; Sal 18; Gc 5, 1-6; Mc 9, 38-43.45.47-48In quel tempo Giovanni gli disse: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c'è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi.
Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d'acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa.
Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue.
Poco prima di questo episodio, Gesù aveva disegnato il contorno del suo discepolo: uno che si fa ultimo e servo di tutti, che accoglie i piccoli perché ha coscienza di essere così fra le braccia di Dio. Ora, in questo brano di Vangelo, Gesù spiega ancora meglio: il discepolo è colui che vive ogni cosa "nel nome di Gesù"; si chiama cristiano perché è di Cristo. Ciò che conta è la sua persona; lui è l'unico Maestro; noi siamo solo e sempre discepoli. Fin da subito la Chiesa delle origini scoprì, in questa consapevolezza, la ragione del proprio esistere, la gioia della propria libertà perché legata solo al Signore e la sua vocazione "cattolica", ossia universale, perché tutti gli uomini sono fratelli in quanto figli dell'unico Signore.
L'apertura, l'accoglienza della Chiesa e di ogni cristiano, è molto più della semplice tolleranza; è il ceppo che fa base ad ogni libertà e uguaglianza fra gli uomini: è la fraternità universale. L'unico che è degno di essere seguito è Gesù. E lui ha percorso una sola strada, quella del servizio e del dono della propria vita. Sarà il Signore, quindi, a riconoscere e a stabilire chi è dentro e chi è fuori la sua chiesa. A noi la possibilità di amare. Solo a Dio il giudizio e la separazione del grano dalla zizzania.
Ciò che fa scandalo è il disordine morale, la sofferenza e la morte dell'uomo, perché l'uomo è fine in se stesso, in quanto persona. L'uomo è soggetto spirituale, cosciente e libero, aperto a tutta la realtà; nello stesso tempo è corpo esposto alla malattia, alla violenza, alla solitudine, alla sofferenza, alla morte. Vive nella tensione tra la trascendenza e i propri limiti. Vive in relazione con Dio, con gli altri, con il mondo e con se stesso. In queste dimensioni della vita fa esperienza del male come contraddizione e devastazione. Il male che fa scandalo è propriamente solo il male dell'uomo.
Se il discepolo di Gesù è libero verso tutti, allora è anche libero da tutto, pronto a rinunciare a tutto quello che può essere d'inciampo nel cammino spedito della vita cristiana. Occhi, mani e piedi sono i simboli delle cose che l'uomo desidera, prende e verso le quali si orienta.
Gesù non vuole mutilazioni e castrazioni, ma la piena libertà di chi pospone ogni cosa al Suo nome. Allora, quale mano dovremmo "amputare"? Quella che sa solo prendere e mai condividere, donare. Quale occhio "cavare"? Quello che vede solo la propria immagine, percepisce solo la propria idea e non riconosce mai il volto dell'altro come quello di un fratello. Quale piede "tagliare"? Quello che usa gli altri come dei poggiapiedi per salirci sopra, quello che non si sposta sulle strade della misericordia e della vicinanza.
Andar dietro a Gesù e vivere da cristiani produce miracoli: segni capaci di cambiare il senso e la direzione delle cose. Anche di un bicchiere d'acqua, quando è dato con amore. Altrove si incespica soltanto e si finisce trascinati a fondo con una macina di mulino legata al collo.
C'è il rapporto con Gesù e quello con la comunità dei discepoli. Il rapporto decisivo e discriminante è quello con Lui: "chi non è con me, è contro di me". Se qualcuno scaccia i demoni nel suo nome, è segno sicuro della comunione con il Signore. L'orizzonte della fede è più ampio di quello della comunità visibile dei discepoli. Anche il rapporto con i discepoli è rapporto con Gesù, perché Egli si pone in mezzo a loro: "Chi non è contro di noi è per noi". Significa che Gesù chiede ai discepoli di avere il suo pensiero che non respinge nessuno e lo stesso suo sguardo che riconosce anche i più piccoli segni della fede, come il dono di un semplice bicchiere d'acqua che, se dato a un "piccolo" perché discepolo, avrà eco persino nel giudizio finale quando il Figlio dell'uomo giudicherà tutti i popoli della terra.
L'apertura totale, senza alcuna transenna di spazio e di tempo, è mostrata proprio da Gesù con la sua incarnazione e morte in croce, accomunato a tutta l'umanità. In ogni uomo e donna della terra è possibile una relazione misteriosa e profonda con Gesù Cristo. Anche la comunità cristiana è chiamata ad allargare i propri confini fino a considerare tutti in qualche modo come suoi figli, anche quelli che non hanno una conoscenza-esperienza piena di Gesù.
Se la "piccolezza" è la fisionomia profonda della vita del credente, anche una mano, un piede e un occhio, possono farle del male e ostacolare – nel senso di fare scandalo, inciampo – la presenza del Signore in noi. Piccolo è un bicchiere d'acqua e i piccoli sanno apprezzarlo, non mancando di ringraziare, soprattutto quando è ricevuto in nome di Cristo.
In nome di Cristo. Ricorre ben tre volte in soli quattro versetti. Il fatto è che chi opera nel suo nome può fare cose grandi, a iniziare dagli apostoli che sono di Cristo. Ma chi è di Cristo? I discepoli che lo seguono, ma non in senso esclusivo. Quando i cristiani hanno creduto di avere il monopolio di Gesù, hanno corso il rischio di essere intolleranti. Il bene, sotto ogni forma, è diritto e dovere di ogni uomo. Gesù e lo Spirito sono presenti ovunque si fa il bene. Nella pagina precedente, i discepoli si dividevano tra loro in nome del proprio io. Qui si dividono dagli altri nel nome del proprio noi. Solo il «Nome» di Gesù è radice di unità tra tutti. Lo scandalo è tutto ciò che impedisce a qualcuno di seguire Dio per giungere alla salvezza. Piuttosto che far perdere la fede anche a uno solo, sarebbe meglio morire.
Mons Angelo Sceppacerca29 settembre 2024