3 febbraio: GIORNATA PER LA VITA | Diocesi di Trivento

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3 febbraio: GIORNATA PER LA VITA

3 febbraio: GIORNATA PER LA VITA

NASCITA: "Da dove sono venuto?"

"Eri un desiderio
in fondo al mio cuore.
Eri nelle mie infinite speranze,
in tutti i miei amori,
in tutta la mia vita.
Dai sogni dell'universo
sei arrivato
in un'onda di gioia
a rallegrare il mio cuore.
Sei diventato il bimbo di mamma.
Per paura di perderti
ti stringo in seno:
se t'allontani
mi prende la paura.
Non so quale illusione
devo spezzare per tener legato
il tesoro dell'universo
tra le mie deboli braccia!".
Tagore

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Libro da leggere

Nata al cielo

Il libro si presenta come la raccolta dei pensieri contenuti nel diario di Giovanna, una giovane donna sposata e madre di due bambini, che, dopo una dolorosa malattia, nasce al Cielo il 28 luglio 2008, appena trentasettenne.
Vi lascio una piccola anteprima che parla da sé:

Per sviluppare le fotografie la pellicola deve essere portata in una camera oscura. Solo dopo che le sostanze chimiche hanno compiuto il loro lavoro nell'oscurità, è sicuro esporre i negativi alla luce e produrre le stampe finali. La luce, che prima avrebbe distrutto la pellicola, ora ne evidenzia la bellezza. Dio ci fa passare per esperienze nella "camera oscura" per sviluppare la nostra vita spirituale. Quando sperimentiamo prove, dolore, frustrazioni e delusioni, l'immagine di Cristo viene prodotta in noi. Allora siamo pronti ad essere esposti alla luce. Spesso incolpiamo gli altri o le circostanze dei bui tunnel di frustrazione o disperazione nei quali ci troviamo. Sebbene queste possano essere la causa secondaria, è la mano del nostro Padre celeste che sta facendo momentaneamente ombra sul nostro cammino. Egli con grazia ci fa passare mediante queste esperienze, perché vuole che godiamo dei benefici dell'oscurità. Sei nella camera di Dio? Allora non disperare. Il Signore sta sviluppando la bellezza di Cristo in te, per esporla nella galleria d'arte dell'eternità! Non cercare di tornare troppo presto alla luce del sole. Attendi il suo perfetto tempismo, altrimenti rovinerai l'impressione del suo amore sulla pellicola della tua vita. Continueremo a confidare in Dio; anche se la terra ci appare buia e tetra e il cuore viene meno sotto la sua verga di correzione; per quanto duro e ripido sia il cammino, e siamo sfiniti, continueremo a confidare in Dio.

Testimonianza contro l'aborto

Ha in braccio il piccolo Mattia la signora Marilena Giudice mentre ci racconta la sua storia. Lo culla dolcemente, con tutto l'amore di una mamma. Si sorprende della tanta attenzione che le viene data, del premio che ha ricevuto, "Il premio Giuseppina Amore".
«Ho compiuto semplicemente un atto di amore – ci ha detto - Non mi aspettavo questa riconoscenza ed ovviamente mi fa piacere. Ma davvero credo di aver fatto una cosa normale, un gesto da mamma».
Marilena ha trentotto anni e tre figli maschi. Resta incinta e, per di più, di due gemelli. La scoperta è arrivata quando erano già passati tre mesi di gestazione.

Inizialmente pensa all'eventualità di abortire e si rivolge ad un'assistente sociale del consultorio dell'Asl Sa1. Sono, però, già passati tre mesi e l'aborto non può più essere praticato. In suo aiuto anche l'associazione Progetto Famiglia – Vita, che si occupa di maternità e vita nascente. Sono proprio i volontari ad aiutarla a trovare fiducia in se stessa e le offrono anche sostegno materiale.

I mesi passano, Marilena si rasserena, accetta l'arrivo di questi due bimbi. Ma la tempesta è nascosta dietro l'uscio e si scatena quando a cinque mesi, con un'amniocentesi, scopre che uno dei due bambini è affetto da sindrome di down.
«Non mi ha spaventata la sua diversità - dice Marilena – ma mi chiedevo cosa sarebbe stato di lui quando io e mio marito non ci saremo più stati, quando gli altri miei figli si sarebbero costruiti la loro famiglia, chi si prenderà cura di lui che, in un mondo già difficile e complesso, si trova a nascere più svantaggiato?».

E così sceglie di recarsi in un centro specializzato per aborti selettivi a Napoli. Suo marito non vuole che lei abortisca, nonostante la loro situazione economica non sia rosea. Anche i volontari dell'associazione Progetto Famiglia cercano di persuaderla. Ma Marilena è decisa. Non aveva fatto i conti con il suo cuore di mamma.

«Era tutto pronto – racconta - il medico, gli infermieri, la flebo al mio braccio. I medici, attraverso il monitor di un macchinario per l'ecografia, dovevano inquadrare il cuoricino del bambino e poi, con un ago, centrare il suo cuore iniettando delle gocce che ne avrebbero procurato la morte immediata. Quando il bambino si è messo in posizione io non ce l'ho fatta, non potevo vedere ammazzare mio figlio».

Il dottore se n'è andato dicendo a Marilena che le dava mezzora per pensare, sono andati via anche gli infermieri, è rimasta sola. È così che il suo cuore di mamma ha avuto la meglio e ha scelto di andar via e di tenere Mattia.
Era l'8 ottobre del 2006. Sorride silenziosa Marilena ed alla fine aggiunge:«ogni tanto penso a come mi sentirei male se Mattia non ci fosse».
(DA Primo piano, del 13/2/2007) Ufficio comunicazioni socialiTrivento, 31 gennaio 2013

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