Omelia di Mons. Forte per l'Ordinazione Episcopale di Mons. Domenico Scotti Vescovo di Trivento, tenuta nella Cattedrale di Chieti | Diocesi di Trivento

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Omelia di Mons. Forte per l'Ordinazione Episcopale di Mons. Domenico Scotti Vescovo di Trivento, tenuta nella Cattedrale di Chieti

Sorelle e Fratelli nel battesimo!
Fratelli nella grazia del sacerdozio!
Fratelli nel dono e nella responsabilità dell’episcopato!

La Parola di Dio che ci è stata proclamata disegna in maniera semplice e grande il quadro della storia della salvezza: da una parte, il racconto tratto dal libro della Gènesi (Gen 3,9-15.20) delinea lo scenario del dramma in cui consiste la vicenda umana come avventura della libertà compromessa e ferita dal peccato originale. È il dramma dell’uomo divenuto straniero a se stesso, estraneo all’altro e in fuga da Dio, abitato dalla paura e dalla vergogna della colpa commessa e chiamato a lottare con il deserto del mondo, bagnandolo col sudore della sua fronte. Dall’altra parte, nel testo della lettera di san Paolo apostolo agli Efesini (1,3-6.11-12), viene innalzata al Padre, Signore del cielo e della terra, la solenne preghiera di benedizione per la scelta di restare fedele al Suo disegno d’amore nonostante il rifiuto degli uomini: questa scelta di Dio rivela il mistero del Suo amore libero e gratuito, fondamento della nostra predestinazione ad essere “figli adottivi per opera di Gesù Cristo, secondo il beneplacito della sua volontà”. È una scelta che riempie il nostro cuore di speranza e di gioia.
Fra lo scenario del dramma e la scelta di Dio sta lo spazio della nostra risposta: chi ci libererà dalla nostra condizione di morte? come potrà fiorire il deserto del cuore per divenire il bellissimo giardino voluto dal Signore? che cosa dovremo fare per entrare nel mistero dell’elezione divina e lasciarci avvolgere dalla predestinazione dell’eterno Amore? La risposta a questi interrogativi ha un nome, il nome di una piccola donna della terra di Giuda: Maria. È lei il frammento in cui è venuto ad abitare il Tutto dell’Eterno, il terreno d’avvento della grazia che libera e salva. L’Immacolata risplende con la sua innocenza sullo scenario drammatico del peccato del mondo ed apre il suo cuore a Dio con il sì della sua fede umile e innamorata di Lui. Proprio così Maria è la Tutta Bella, la Porta del cielo, la Vergine fedele che ci insegna con la sua vita e le sue scelte la via di Dio, il deserto fiorito, che ci aiuta a trasformare il deserto del mondo e il deserto del cuore nel giardino delle delizie dell’Amato. Maria è tutto questo perché è la Vergine dell’ascolto, la Donna della lotta e della resa, che proprio arrendendosi con un’infinita consegna d’amore diventa la Sposa dell’Eterno.

Maria è la Tutta Bella anzitutto perché è la Vergine dell’ascolto: in lei giunge al suo vertice più alto la spiritualità d’Israele, il popolo cui Dio ha rivolto la Parola, chiamato ad essere proprio per questo ascolto fra i popoli. La confessione di fede ebraica non consiste in una professione di asserti, ma in un aprirsi docile al silenzio perché la Parola arrivi e lo inondi della sua presenza: “Shemà, Israel, Adonai Elohenu, Adonai Echad” – “Ascolta, Israele, il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno”. Dove altri non ascoltarono che il vuoto silenzio, sentendosi avvolti dal freddo del nulla senza senso e senza amore, Israele percepì il calore della Parola antica e sempre nuova, la dolcezza di un Tu a cui poter corrispondere, lo spazio di un grembo accogliente in cui poter dimorare e di cui vivere nel tempo e per l’eternità. Maria è la sintesi suprema di questa fede ebraica, la Figlia di Sion per eccellenza, che ha saputo farsi silenzio ospitale perché tutta la Parola del Dio vivo venisse ad abitare in Lei. Il suo ascolto è rinuncia a ogni pretesa umana, innocenza dell’anima che vuol essere invasa unicamente da Dio, attesa notturna dello Sposo che viene, analoga a quella della sposa nel Cantico dei Cantici. Proprio così, Maria insegna alla Chiesa il silenzio interiore, l’ascolto docile e liberante di chi si confessa umile servo e vuole essere abitato e guidato soltanto da Dio.
Quest’apertura del cuore non avviene però senza domande: Maria è la Donna, come tale in tutto simile a noi, partecipe della nostra condizione umana di mendicanti del cielo, di cercatori notturni del Volto nascosto dell’Amato. Il suo “come avverrà questo? Non conosco uomo” non è l’obiezione del rifiuto, ma la passione di chi si offre a Dio con tutta la dignità del suo essere, con il vigore della sua intelligenza, con il calore del suo sangue pulsante, con il battito del suo cuore assetato di amore. Fare domande al Dio che chiama, farle come Maria nella verità di un desiderio di luce, non è resistenza, ma lotta degna dell’Amato: “Il mio nome - scrive un pensatore ebraico del nostro tempo, Edmond Jabès - è una domanda e la mia libertà è nella mia propensione alle domande” (Il libro delle interrogazioni, Marietti, Genova 19953, 103). L’interrogazione di Maria è la voce di tutte le nostre domande più vere, del nostro essere più profondo, è l’esempio della lotta con Dio che tutti noi dovremmo vivere, perché sia degno e bello l’assenso che Gli diamo. Solo da questo “agòn”, da questa lotta, nasce “agàpe”, l’amore che corrisponde in noi all’amore di Dio: “Mi hai donato il giorno - scrive ancora Jabès - perché non potevi donarmi se non ciò che sei. / Madre, mi hai donato i giorni della mia morte. / Da allora, vivo e muoio in te / che sei amore. / Da allora, rinasco dalla nostra morte” (ib., 61). La condizione dei mortali è inseparabile dall’interrogazione, che spinge oltre la soglia, e proprio così è in grado di farci rinascere grazie al misterioso legame che essa segnala con l’origine divina e materna di tutto ciò che esiste. La Donna Maria è il riscatto della nostra dignità, è l’umanità libera e fiera che Dio vuole davanti a sé, per sé.

Ed è così che Maria diventa la Sposa della nuova alleanza: l’“eccomi” della sua fede, libera e interrogativa, è la consegna vera del suo cuore all’Amato, il farsi docile strumento della Sua opera per la salvezza di tutti. In quell’“Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me secondo la Tua parola” c’è tutto intero il mistero della sua fede, la sorgente della sua carità, la forza della sua speranza. Scegliendo quelle parole come suo motto episcopale – “Secundum verbum tuum” – il nostro carissimo don Domenico è andato dritto al centro e al cuore della storia della salvezza, lì dove il cielo e la terra si incontrano, e le nozze dell’Eterno con la sua creatura vengono celebrate. Ecco perché in quell’“eccomi” della Sposa c’è anche tutto il progetto del suo ministero episcopale. Come Maria, il Vescovo è creatura della Parola di Dio, uomo dell’ascolto docile e fedele del Verbo che procede dal Silenzio: egli in tanto è annunciatore della parola della vita, in quanto ha saputo prima e a lungo camminare nei sentieri del silenzio. È un Vescovo contemplativo di Dio, quello che l’“eccomi” scelto come progetto di vita ci fa riconoscere, quello che il nostro amato don Domenico in continuità con tutto il cammino della sua vita vuole essere con l’aiuto del Signore. Uomo dell’ascolto, sarai uomo della Parola, evangelizzatore fedele del Tuo popolo, silenzio abitato da Dio per divenire parola generosa e feconda che bussi alla porta dei cuori di quanti Ti saranno affidati.


Come Maria, Donna dell’interrogazione, che porta nel suo “eccomi” la verità delle nostre domande, la dignità del nostro essere e volerci umani, il Vescovo è uomo fra gli uomini, chiamato a farsi carico degli interrogativi che agitano il cuore di tutti, specialmente dei poveri e dei cercatori di Dio. Scegliendo come suo motto quelle parole “Secundum Verbum tuum”, don Domenico si presenta nel tratto semplice e squisito dell’umanità che lo caratterizza, e che lo ha reso e lo rende vicino al cuore di tutti. Fedele al cielo nella dimensione contemplativa della vita, non per questo il Vescovo deve essere meno fedele alla terra, alle sue domande, alle sue attese: sii il vescovo dal cuore di padre, umanissimo e comprensivo come hai saputo essere per tutti coloro che hanno avuto la grazia di averTi guida nella fede e nella formazione al dono della vita per il regno di Dio. Infine, come Maria Sposa dell’alleanza coniuga in sé la duplice fedeltà, alla terra e al cielo, così il Vescovo che voglia tirare nel tempo degli uomini la promessa bellezza di Dio dovrà saper unire l’amore al mondo presente all’amore al mondo che deve venire: in lui dovranno risplendere la divinità del Dio vivente e la sua umanità, apparsa in pienezza nel Signore Gesù. Sii Vescovo maestro della fede e Padre della carità, sii testimone della speranza e contagia ai cuori la gioia di vivere davanti a Dio e per Lui, trasmettendo a tutti, specialmente ai giovani che tanto ami, ragioni di vita e di speranza nella sequela del vangelo di Gesù, vita nostra. Allora potrai condurre tanti all’obbedienza della fede, e la Tutta Bella, Maria, accompagnadoTi e intercedendo per Te, sarà la stella e la dolce compagna del Tuo episcopato, che Ti auguriamo lungo e fecondo di bene. Nel salutarTi con infinita gratitudine per quanto sei stato e hai fatto in mezzo a noi, Tua Chiesa di Chieti-Vasto, non senza nostalgia, guardiamo aprirsi al vento dello Spirito le vele della Tua barca, e gioiamo con la Chiesa di Trivento che già Ti accoglie come amatissimo Pastore. Perciò, tutti insieme, preghiamo con Te, per Te, rivolgendoci alla Vergine dell’ascolto, Donna dell’interrogazione e Sposa dell’Eterno:

Maria, dolce Vergine dell’ascolto,
silenzio accogliente in cui è venuta a risuonare per noi
l’eterna Parola della vita,
insegnaci l’amore al silenzio interiore,
la perseveranza nell’attesa,
la docilità del cuore fedele.
Fa’ di questo Tuo figlio Domenico
un pastore secondo il cuore di Dio,
abitato dalla Parola per essere Vangelo vivente
per tutti coloro che gli saranno affidati.

Tu che sei la Donna dell’interrogazione,
aiutaci ad essere ed a volerci pienamente umani,
perché la fedeltà al cielo si sposi sempre in noi
all’umile fedeltà a questa terra che amiamo.
Intercedi per il Vescovo Domenico
perché sia per tutti i suoi figli
Padre tenero e comprensivo,
largamente umano nell’accogliere,
comprendere e sostenere il cammino dei cuori.

Tu che sei la Tutta Bella,
Sposa dell’alleanza per cui il cielo
ha abitato la terra,
aiutaci a coniugare sempre nella nostra vita le due fedeltà,
la fede che ci fa liberi, unendoci a Dio,
e la carità che ci rende servi,
aprendoci ai bisogni degli uomini.
Ottieni al Vescovo Domenico
l’umile coraggio della speranza,
e fa’ che col Tuo esempio e col Tuo aiuto materno
lo contagi ai cuori di quanti attendono da Lui
la Parola della vita, il dono della Bellezza
che salva e salverà il mondo,
il Tuo Figlio Gesù, nostro unico Signore,
luce della nostra vita.
Amen. Alleluia!
+ Bruno Forte

Arcivescovo Metropolita di Chieti-VastoUfficio Diocesano per le Comunicazioni Sociali - Comunicato StampaChieti, 8 dicembre 2005

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