NewsFatevi portatori di speranza, chi sbaglia è amato da GesùNel congedo della Giornata Mondiale della Gioventù del 2005 in Germania il Santo Padre, Benedetto XVI, annunciò Sidney quale tappa successiva dell’ormai consueto raduno mondiale dei Papaboys. Al grande evento, a cadenza triennale e sempre tanto atteso dai giovani di tutto il mondo, ci si prepara nelle rispettive diocesi di appartenenza secondo modalità diverse che vanno dalle attività di catechesi, alla preghiera, da incontri e confronti, a canti, balli e momenti di festa. E proprio un momento di catechesi, di preghiera, di ascolto/confronto con i vescovi della regione ecclesiastica Abruzzo-Molise e la santa messa hanno riunito, il 2 giugno scorso, i quasi centosettanta giovani chiamati a ricevere il mandato ufficiale della chiesa cattolica locale. L’invito è stato quello di andare e di vivere un’esperienza intensa di fede da riportare e trasmettere ai giovani dei propri territori. Con il nostro gruppo – di sessantaquattro persone e con la guida di don Agostino Lauriola della diocesi di Isernia-Venafro – siamo partiti, da Roma Fiumicino, il 09 luglio. Come da programma, dopo uno scalo nella popolosissima città tailandese di Bangkok e dopo ventidue ore di volo, siamo atterrati a Melbourne. Qui, il vento freddo e la stagione invernale – che pure ci hanno causato febbri e forti raffreddamenti – non hanno attenuato quell’intenso desiderio di dare il via al nostro pellegrinaggio.Nella moderna e suggestiva città, terrazza panoramica dell’immensa distesa oceanica, abbiamo sostato all’insegna della fraternità e dell’accoglienza ricevuta da numerose famiglie locali, molte delle quali di radice italiana. Siamo stati in loro compagnia per tre giorni interi sino alla partenza in pullman per Sidney. Siamo partiti di notte, cavalcando ora verdeggianti spazi interminabili, ora le radure immense di una terra che pare abbia mai fine. Dopo aver viaggiato per tredici lunghe ore abbiamo baciato la terra che ci avrebbe visti protagonisti e partecipi della Parola. Felici di aver trovato un clima più mite di quello lasciato alle spalle, ci siamo sistemati presso le strutture di una scuola, distante solo quarantacinque minuti di treno dal centro della città, luogo prescelto delle attività che ci avrebbero riguardato. Si usciva di mattino con zaino in spalla per rientrare, stanchi ma soddisfatti, alla sera. I mille angoli della città e le ampie strade cittadine sono state il crocevia continuo di saluti, abbracci e conoscenze per un fiume di giovani, gioiosi e festosi tra le bandiere, cappellini e i variopinti abbigliamenti di ciascuna delle 168 nazioni presenti.Non poteva mancare l’originalità italiana contraddistinta, questa volta, da calde mantelline blu in paille e da berretti e cappelli che – in tutto il periodo di permanenza – non poco hanno contrastato le fredde e, a tratti pungenti, temperature invernali. L’apertura delle attività ha avuto inizio martedì 15 luglio, nei pressi della spianata di Barangaroo dove, il giovedì, via mare, sarebbe approdato il Santo Padre. A fare i saluti di casa il cardinale George Pell, arcivescovo della metropoli australiana che – oltre alla calorosa accoglienza ai diecimila italiani convenuti – ha invitato tutti i giovani a <<non passare la vita senza prendere posizione, pensando che sia meglio non scegliere>>. I simboli che hanno accompagnato il raduno sono stati la croce consegnata da Giovanni Paolo II, l’icona di Maria e il bastone di legno delle tribù aborigene.E proprio gli aborigeni sono stati i protagonisti che hanno accompagnato il Papa fino al molo di Barangaroo con canti e danze della loro tradizione. Numerosi i messaggi trasmessi dal Papa ai presenti; un Papa che ha attraversato in macchina la folla dei suoi giovani per un abbraccio ravvicinato con il maggior numero possibile; un Papa che, con voce decisa ma affettuosa, ha ricordato: <<non lasciate Dio in panchina>> e che, dinanzi al dilagare di una modernità sempre più spesso preda della materialità, ha affermato <<non lasciatevi ingannare da chi vi vede solo consumatori in un mercato dove la scelta in se stessa diviene il bene, la novità si contrabbanda come bellezza, l’esperienza soggettiva soppianta la verità>>.Il venerdì è stato il giorno dedicato alla Via Crucis, una delle più straordinarie che la Giornata mondiale della Gioventù ricordi; una sacra rappresentazione a cui hanno partecipato cento attori e che ha destato sorpresa e stupore tra gli abitanti di Sidney.Il sabato è stato, invece, il giorno della marcia, in cui ciascun gruppo, dalla rispettiva postazione, ha potuto scegliere uno tra i diversi percorsi che, da una a sei ore di cammino, hanno condotto l’oceanica folla di giovani nella prateria dell’esteso ippodromo di Randwick per la veglia notturna e la messa domenicale di chiusura.La notte è trascorsa tra preghiere, raccoglimento e balli, tutto utile per mitigare la rigida temperatura. Avvolti nei sacchi a pelo è difficile dire se tutti abbiano dormito. Il gruppo dei miei amici, cinque in tutto, ci siamo industriati nella costruzione di una casa di cartone, simpaticamente battezzata “casa Italia” dove abbiamo riposato al caldo.Alle otto dell’indomani mattina, dopo le lodi, la santa messa in cui Benedetto XVI ci ha invitato a costruire un mondo di speranza. Egli ha detto: <<Gesù Cristo vi chiama a essere i profeti di una nuova era>>; <<in molte nostre società, accanto alla prosperità materiale, si sta allargando il deserto spirituale: un vuoto interiore, una paura indefinibile, un nascosto senso di disperazione>>. E, nel tema di questa ventitreesima Gmg, “Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni (Atti 1,8)” il Santo Padre ha concluso ricordando che <<anche la Chiesa ha bisogno di rinnovamento! Ha bisogno della vostra fede, del vostro idealismo e della vostra generosità, così da poter essere sempre giovane nello Spirito>>.Nota finale è stata la lettura – da parte del Santo Padre e al termine della preghiera dell’Angelus – del prossimo appuntamento, nel 2011, a Madrid, in Spagna. Questa, in sintesi, l’esperienza di un tuffo nella fede che – anche attraverso le catechesi dei vescovi italiani durante i cinque giorni di vita comunitaria – ha richiamato alla conversione. E, nel coraggio del saper guardare e andare avanti con cristiana speranza, seppur nella misera e fragile condizione umana, risuona l’eco impegnativo e rassicurante del Papa: <<Fatevi portatori di speranza, chi sbaglia è amato da Gesù>>.Luigi FantiniSidney, 18 agosto 2008Condividi pagina