Commento al Vangelo
1 novembre - Tutti i Santi
Liturgia: At 7, 2-4.9-14; Sal 23; 1Gv 3, 1-3; Mt 5, 1-12In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati.
Beati i miti, perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».
Festa grande oggi, anche per il numero dei santi dei quali non si conosce né il nome, né i meriti. Santi e sante di ogni età, epoca e nazione. Santi ovunque e di qualunque condizione: papi, vescovi, sacerdoti, religiosi, laici, uomini e donne, ricchi e poveri, ammalati. Tutti insieme, nella grande comunione dei santi, dinanzi alla quale rinnoviamo la fede e la speranza nella vita eterna, abbracciando fin d'ora il mistero della morte.
Questa è la professione di fede nel Simbolo Apostolico: "Credo nello Spirito Santo, la santa Chiesa cattolica, la Comunione dei Santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna. Amen". E il Catechismo della Chiesa Cattolica, spiega:
946. Dopo aver confessato «la santa Chiesa cattolica», il Simbolo degli Apostoli aggiunge «la comunione dei santi». Questo articolo è, per certi aspetti, una esplicitazione del precedente: «Che cosa è la Chiesa se non l'assemblea di tutti i santi?». La comunione dei santi è precisamente la Chiesa.
948 Il termine «comunione dei santi» ha pertanto due significati, strettamente legati: «comunione alle cose sante (sancta) e «comunione tra le persone sante (sancti)».
Le beatitudini non si commentano. Si ascoltano nell'intimo, sentendosi ai piedi del Signore, su una di quelle dolci colline intorno al Lago di Galilea. Poi le beatitudini si cantano con l'anima, in obbedienza al suo comando: rallegratevi ed esultate! Chiamato il vangelo delle beatitudini, al plurale, perché ne sono elencate otto; così come la festa di oggi è quella di "tutti i santi" perché sono senza numero.
Sul muro di una casa di riposo, una mattonella con le beatitudini degli anziani: "Beati quelli che mi guardano con simpatia... beati quelli che stringono le mie mani tremanti... beati quelli che non si stancano di ascoltarmi... beati quelli che comprendono il mio camminare stanco...". Ma quante sono le beatitudini? Tante quanti sono i santi che le hanno vissute. Ognuno, secondo i doni di Dio, la personalità e la propria storia, fin quasi a darne volto.
"Beati i poveri in spirito": sono umili di cuore, quelli che non si lasciano possedere dalle ricchezze e attendono la salvezza solo da Dio, pronti alla solidarietà con i deboli e gli oppressi. La povertà-umiltà ha il volto di S. Francesco e nasce dal suo desiderio di essere una cosa sola con Gesù Crocifisso. "Francesco fu l'uomo più assomigliante a Cristo che sia mai venuto al mondo" (Legenda maior, 14,4), libero per essere fratello con tutti, i poveri e le creature.
"Beati gli afflitti, perché saranno consolati": coloro che soffrono per il male che è nel mondo, non rimangono indifferenti, fanno di tutto per un mondo più umano, non si deprimono per le difficoltà, portano la croce dietro a Gesù. Come S. Teresa di Gesù Bambino (di Lisieux), che siamo abituati a considerare sempre felice. "Gesù permise che l'anima mia venisse invasa dal buio più fitto... Io credo perché voglio credere!" (sul petto aveva un foglio, scritto col sangue, con il Credo). "Offro queste atroci sofferenze per ottenere la fede ai poveri increduli".
"Beati i miti" che, perché umili davanti a Dio, sono anche benevoli, rispettosi e pazienti; non hanno pretese, non desiderano primeggiare; sono comprensivi, affabili, non violenti. S. Francesco di Sales, vescovo di Ginevra. Il santo della mitezza: "Si prendono più mosche con una goccia di miele che con un barile di aceto". "Voglio distruggere completamente i miei nemici, trasformandoli in amici".
"Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia": in senso evangelico la giustizia è la santità. È fame e sete di crescita umana integrale per sé e per gli altri. Tra i molti, un educatore, S. Giovanni Bosco: ogni suo gesto produceva elevazione sociale, culturale e spirituale. "Ho promesso a Dio che fino l'ultimo mio respiro sarebbe stato per i miei poveri giovani. Io per voi studio, per voi lavoro, per voi vivo, per voi sono anche disposto a dare la vita... sono tutto per voi, giorno e notte, mattina e sera, in qualunque momento".
"Beati i misericordiosi": coloro che sono colpiti dalle miserie altrui come fossero le proprie; compiono opere di misericordia; soprattutto sanno perdonare; cercano di vincere l'odio con l'amore. Uno dei tanti santi della carità, S. Camillo de Lellis, fondatore dei camilliani, ministri (servi) degli infermi. Curare i malati come "culto d'amore a Cristo ammalato nei poveri". "Più cuore, voglio vedere più affetto materno... (voglio) più anima nelle mani". Anche Madre Teresa di Calcutta alle sue Missionarie della carità.
"Beati i puri di cuore". Non solo riguardo alla castità, come S. Luigi Gonzaga o S. Maria Goretti, ma anche alla coscienza. Sono retti, leali, non si servono di Dio per i loro interessi, ma lo servono e cercano la sua volontà. S. Thomas More, Cancelliere d'Inghilterra, non volle accettare lo scisma di Enrico VIII e rimase fedele al Papa. "La mia coscienza su questo punto è tale, che ne va della mia salvezza". Fu condannato a morte.
"Beati gli operatori di pace", coloro che costruiscono rapporti giusti, non gridano parole di pace, mentre nel cuore c'è l'odio; ma operano davvero per la crescita spirituale e materiale di tutti. Rispettano ogni persona, ogni popolo, ogni cultura. Faticano con pazienza e perseveranza per la riconciliazione. Vengono in mente S. Caterina da Siena e Giorgio La Pira. Ma anche Giovanni XXIII, il Papa mite che ha scritto la "Pacem in terris" e che "Dava la sensazione fisica della pace" (così uno scrittore francese). Confidò un giorno: "Per essere in pace, bisogna mettere il proprio io sotto i piedi".
"Beati i perseguitati per causa della giustizia": sono i martiri e coloro che non si lasciano intimorire dagli insulti, dalle discriminazioni e dalle violenze; ma rimangono fedeli a Dio e alla propria coscienza, perseveranti nella verità e nel bene. S. Massimiliano Maria Kolbe, internato ad Auschwitz, volle il posto di un compagno condannato a morte "perché lui ha moglie e figli".
Quello delle Beatitudini è il primo grande discorso che Gesù rivolge alle folle, il suo manifesto, annunciato sulla cattedra di una montagna, dichiara beati i poveri in spirito, gli afflitti, i misericordiosi, quanti hanno fame della giustizia, i puri di cuore, i perseguitati. Lui, vero Dio e vero uomo, tocca la condizione umana e si rivolge a tutto il mondo, nel presente e nel futuro. Non è ideologia, ma solo la sequela lo può comprendere per sperimentare il Regno dei Cieli spalancato. Papa Benedetto ha usato parole tenerissime: «Le Beatitudini sono la trasposizione della croce e della risurrezione nell'esistenza dei discepoli». E riporta quelle di un antico eremita: «Le Beatitudini sono doni di Dio, e dobbiamo rendergli grandi grazie per esse e per le ricompense che ne derivano, cioè il Regno dei Cieli nel secolo futuro, la consolazione qui, la pienezza di ogni bene e misericordia da parte di Dio ... una volta che si sia divenuti immagine del Cristo sulla terra».
Se proprio dobbiamo fare un commento del Vangelo delle Beatitudini allora abbiamo bisogno della storia della Chiesa, la storia della santità cristiana; come ha scritto san Paolo: «quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti; quello che è ignobile e disprezzato per il mondo, quello che è nulla, Dio lo ha scelto per ridurre al nulla le cose che sono».
Sì, anche in questi giorni, la Chiesa non teme la povertà, il disprezzo e la persecuzione, ma tutto sopporta per il nome di Gesù, non solo con serenità, ma anche con gioia. Nella Chiesa, in prima fila (e dietro ci sono quelle infinite di tutti i santi) c'è la Vergine Maria, la Beata per preminenza. Facciamo nostro il suo cantico di gioia: "L'anima mia magnifica il Signore perché ha guardato all'umiltà della sua serva".
Che dire della beatitudine dei puri di cuore? Per vedere Dio ci vuole il cuore, la sola ragione non basta. Il cuore puro è quello intimamente aperto e libero, come quello di Gesù; lui vede Dio e anche noi lo vedremo se uniti a Cristo.
La pagina delle beatitudini inizia con lo sguardo di Gesù che vede le folle, sale sul monte e proclama i doni di Dio, le meraviglie che Dio opera nella vita dei beati che rispondono alla grazia di Dio. Le beatitudini non sono un progetto riservato a pochi, ma alle folle. Per questo Gesù parla su di una montagna, fuori dalla sinagoga, che non può contenere tutta la gente, tutti i santi.
I Santi sono volti delle Beatitudini. Vangelo vissuto. "Musica scritta che diventa musica cantata" (S. Francesco di Sales).
Mons Angelo Sceppacerca1 novembre 2024