25 dicembre - Natale del Signore | Commento al Vangelo

Commento al Vangelo

25 dicembre - Natale del Signore

Liturgia: Messa del giorno – Is 52, 7-10; Sal 97; Eb 1, 1-6; Gv 1, 1-1825 dicembre - Natale del Signore

A Natale sono previste tre Messe; quella della notte, dell'aurora e del giorno. Dalla notte al giorno, dalla ricerca alla gioia dell'incontro, fino allo splendore dell'annuncio. Nella notte e all'aurora il Vangelo è di Luca. Dopo la storia di singoli (Zaccaria, Elisabetta, Maria), ora quella di tutti i popoli che devono registrarsi nel luogo della propria origine. Maria e Giuseppe partecipano a questa convocazione, inconsapevoli che la loro storia è unica perché riguarda la nascita del Figlio di Dio. Nel grembo di Maria, Gesù compie il viaggio che lo porterà alla Pasqua per la salvezza del mondo: da Nazaret a Betlemme. Viene registrato insieme agli altri, ma è il Primogenito della nuova creazione e dei risorti dai morti.

Come l'Arca fu portata dal popolo nel Tempio di Gerusalemme, così Gesù viene portato da Maria e Giuseppe a Betlemme, al luogo povero che Dio ha scelto per Lui, come già aveva preferito l'umiliazione della Sua serva. Il Figlio entra subito a contatto con i poveri: non c'era posto per loro nell'albergo. Entra nella grotta per dire che la casa di Dio è così spaziosa da avere posto per tutti e si possa riempire, a cominciare dai poveri.

Dopo le parole dell'angelo i pastori decidono di andare a vedere, non per ubbidire, ma per desiderio. La gloria cantata dagli angeli diventa lode sulla bocca degli uomini. Cielo e terra s'incontrano nella scena di vita di una famiglia ebrea, povera come quei visitatori, come la mangiatoia che fa da culla a un neonato che è il Figlio di Dio, il Salvatore del mondo, l'atteso dalle genti.

Nei pastori è abbozzato il cammino di ogni credente: dopo aver udito, andarono, videro e riferirono. Dalla loro testimonianza, nasce lo stupore di quelli che udirono. I pastori, quindi, tornarono alle loro occupazioni glorificando e lodando Dio. Dopo l'udire c'è l'andare, il vedere e il lodare. Questa è la forza missionaria della Chiesa. Dio dà dei segni della sua presenza in mezzo al popolo. Gesù è il segno per eccellenza, ma lo diviene solo per chi ha fede. È come per le parabole: comprende chi crede. Guardando Maria i pastori imparano a mettersi davanti al mistero: anche loro, come Maria, dopo l'annuncio dell'angelo cantano il "Magnificat".

Ci sono tutti i segni della Scrittura: Gesù nasce nella città di Davide, in una mangiatoia, nella greppia di un bue e di un asino, avvolto in fasce, con la premura di una madre... I padri dissero che le fasce del bambino erano le Scritture profetiche. Anche gli oggetti destinati all'offerta per il tempio venivano avvolti in stoffe...

La grande storia è importante, ma è la piccola storia ad essere scelta per contenere e mostrare il grande fatto della salvezza del mondo. Nel grembo di Maria, Gesù compie il viaggio che lo porterà alla Pasqua per la salvezza del mondo: da Nazaret e dalla Galilea alla Giudea e alla città di Davide, Betlemme. Anche se viene registrato insieme a tutti gli altri uomini e popoli della terra, Gesù è però il Primogenito della nuova creazione e dei risorti dai morti.

Alla messa del giorno il Vangelo è il Prologo di Giovanni, un inno che contiene il seme di tutto lo sviluppo: Gesù inviato del Padre, sorgente di vita, luce del mondo, pieno di grazia e di verità, Unigenito nel quale si rivela la gloria del Padre. Gesù è la Sapienza di Dio, la sua Parola ultima che ha creato il mondo e che lo divide in tenebre e luce (dove c'è lui). Alla fine la luce avrà la meglio, ma prima conoscerà il rifiuto e la chiusura, perché noi preferiamo l'oscurità. La luce non s'impone.

"Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi". È il culmine del prologo; parole che oggi ascolteremo in ginocchio, stupiti di fronte a Dio che per amore si spoglia della sua gloria e prende la nostra carne, diviene uno di noi. Il momento più alto della gloria tonerà sulla croce del Figlio. In quella, il Padre dirà tutto, di sé e di noi.

Il cielo e la terra finalmente si incontrano.

Mons Angelo Sceppacerca25 dicembre 2021
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