Domenica 29 marzo - Quinta di Quaresima | Commento al Vangelo

Commento al Vangelo

Domenica 29 marzo - Quinta di Quaresima

Liturgia: Ez 37, 12-14; Sal 129; Rm 8, 8-11; Gv 11, 1-45Domenica 29 marzo - Quinta di Quaresima

In quel tempo, le sorelle di Lazzaro mandarono a dire a Gesù: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato». All'udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!».
Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. Marta, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell'ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».
Gesù si commosse profondamente e, molto turbato, domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?».
Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l'ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberàtelo e lasciàtelo andare».
Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui.

Lazzaro è malato e muore; attorno a Gesù tanti malati. La malattia è la condizione di tutti gli uomini e il Signore per ognuno ha grande misericordia. Anche il gesto di Maria, che unge il Signore e asciuga i suoi piedi con i capelli, insieme al pianto della peccatrice ai piedi di Gesù, parlano di tenerezza per la misericordia che Dio riserva ai peccatori, come nell'episodio dell'adultera perdonata. La gloria del Figlio di Dio è la sua misericordia per l'uomo malato e peccatore.

La malattia non è un fatto che sbuca all'improvviso, ma un promemoria tipico dell'uomo, un dato della sua condizione. C'era un malato, a Betania. Il fatto di Lazzaro è la vicenda di un malato. La sorella, Maria, descritta dal suo gesto ("quella che cosparse di profumo il Signore"), in qualche modo condiziona la vicenda familiare: Lazzaro è malato, ma è il fratello di Maria, è anche l'amico amato da Gesù. Prima ancora della guarigione, sono in campo i sentimenti, la predilezione, la misericordia, l'amore. C'è legame profondo tra Gesù e l'uomo malato, come è stato per l'elezione d'Israele e tutto il suo cammino verso il Messia.

È Gesù ad annunciare e spiegare il senso e la direzione della malattia: non è "per" e "verso" la morte, ma "per" e "verso" la gloria di Dio. La morte è tappa inevitabile, ma è la gloria il fine nuovo e inaspettato che la malattia dell'uomo riceve da Gesù.

Gesù amava: questa è la prima e la più importante parola del Vangelo. Gesù amava Marta, Maria e Lazzaro al punto di decidere di andare in Giudea, dove i Giudei cercavano di ucciderlo. Il suo amore di Gesù è misurato sul dono della vita. L'amore trasforma tutto, persino la morte in un sonno, dal quale si può essere risvegliati. Propriamente l'amore è solo di Dio. È il Suo Nome: "Dio è amore". L'amore contiene il segreto di Dio e della nostra vita. Ed è anche il segreto della potenza messa in campo nel miracolo della risurrezione di Lazzaro, che non è un atto di magia, ma è il segno di quanto Gesù lo ami.

La vita-per-la-morte e la morte-per-la-vita
L'uomo è il solo essere cosciente di morire, che sa di essere-per-la-morte. Aver fede in Gesù vuol dire credere che Lui ci salva "nella" morte; non elimina il limite che è nella nostra natura, ma ci dona la possibilità di scoprire che quel limite non ci annulla definitivamente. C'è modo e modo di vivere e di morire. I cristiani sanno che si può vivere l'amore fino a dare la vita e sperimentano una morte che è per-la-vita.
Certo, occorre il dono della fede e bisogna chiederlo, implorarlo, anche con le lacrime. Dio, che pure le ha versate, non resisterà alla nostra richiesta.

Mons Angelo Sceppacerca29 marzo 2020
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