Domenica 20 ottobre | Commento al Vangelo

Commento al Vangelo

Domenica 20 ottobre

Liturgia: Es 17, 8-13; Sal 120; 2Tm 3, 14-4, 2; Lc 18, 1-8Domenica 20 ottobre La preghiera è la nostra relazione con Dio, col creato e con gli altri fratelli: è la vita umana realizzata. Per questo bisogna pregare sempre, senza scorare. Conta stare con Lui e fidarsi. La preghiera è come un gridare giorno e notte verso di Lui – altro che devozionismo! – e nasce dalla storia di chi grida. Dio esaudisce in fretta una tale preghiera che Gesù identifica con la fede stessa. La fede è il grido che l’uomo impara a rivolgere a Dio.

La salvezza viene in questo mondo nel quale Dio sembra assente e non in un mondo migliore. Si chiude con la domanda: il Figlio dell’uomo quando verrà troverà la fede? E si inizia con la necessità di pregare sempre. In mezzo c’è la parabola di un giudice che non ha rispetto per nessuno e che non interviene sul male che vede. Quel giudice è Dio e la vedova è la chiesa, la sposa che cerca il suo diritto. In realtà il vedovo è lui, perché noi lo abbandoniamo, e desidera essere desiderato, graffiato sotto gli occhi (Fausti). Questa è la preghiera. Questo è il Regno di Dio!

C’è bisogno della preghiera, come della croce di Gesù per la salvezza. Pregare vuol dire che puoi avere una cosa soltanto se l’altro te la dà; il nostro rapporto con Dio – come ogni relazione umana – è sempre precario; la prima cosa che si insegna al bambino è chiedere e dire grazie. E’ la base di ogni relazione. Anche tutto ciò che entra nella preghiera è grazia, chiesta e ricevuta in dono. Un padre del deserto ha scritto: una volta Dio ha ascoltato la mia preghiera, ma da allora non gli ho chiesto più nulla, ho sempre detto “sia fatta la tua volontà”.

Vedova è la donna senza lo sposo, manca della sua parte e soffre. La richiesta “fammi giustizia del mio avversario”, è come dire “liberami dal male”, la domanda fondamentale del Padre nostro. La risposta pronta di Dio è il suo Regno, in mezzo a noi, dentro di noi. E’ provare lo stesso desiderio che il Signore ha verso di me. È questa la grande dignità della preghiera.

Mons Angelo Sceppacerca20 ottobre 2013
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